E-G8: SOLO I “BIG” DEL SETTORE INVITATI A PARLARE AL FORUM?

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Il secondo giorno dell’evento parigino di e-G8 conclusosi ieri e tanto voluto dal Presidente francese Sarkozy, ha affrontato temi delicati come la pirateria online ed la tutela del copyright su internet. Temi ancor più scottanti se ad introdurli al vertice è stato anche il fautore della legge più incisiva attuata nel settore, l’Hadopi, non a caso definita “dei tre colpi” per il pugno duro sferrato contro il download illegale sulla rete punito con l’inibizione dell’accesso ad internet dei colpevoli di infringement. “I Governi sono i legittimi guardiani della società”, occorre assicurarsi che “l’universo della Rete non diventi un universo parallelo fuori dalle leggi e dalla morale”. Un approccio, quello del presidente Sarkozy, che ha indotto diversi osservatori a parlare più di una collaborazione tra alcuni poteri forti ed i rispettivi governi nazionali, piuttosto che di un vero e proprio dibattito volto a trovare soluzioni condivise. Soprattutto se i temi affrontati in questa sede saranno oggetto di una relazione che verrà con tutta probabilità posta sul tavolo del G8 alla presenza dei vari leader mondiali.

Scorrendo la lista degli invitati al Forum (curato da Maurice Levy, presidente del gruppo Publicis la multinazionale francese di pubblicità, comunicazione e marketing) è in effetti facile accorgersi di una forte se non sostanziale presenza delle aziende più influenti nel settore delle telecomunicazioni e di internet come delle grandi corporation e delle industrie editrici e discografiche. L’unico ad aver espresso contrarietà ad un approccio interventistico è stato non a caso un player di spessore come Google, il cui ex-Ceo Eric Schmidt ha sostenuto che “i governi non dovrebbero neanche provare a regolare il settore tecnologico che cambia troppo rapidamente” facendo leva sulla pericolosità insita nell’atto di legiferare ancor prima di averne intuito tutte le possibili conseguenze. Rappresentanti di oligopoli della Rete a parte, perplessità sull’organizzazione del vertice parigino, contestato per la parzialità degli interventi inseriti in agenda, sono state sollevate da circa 45 gruppi che si occupano dei diritti online capitanati da John Perry Barrow della EFF (Electronic Frontier Foundation) che insieme a Lowrence Lessing (docente della Standford University) e a Jimmy Welles (Wikipedia) a quanto pare sono stati gli unici rappresentanti presenti all’e-G8 posti al di fuori delle logiche strettamente imprenditoriali e politiche che sembrerebbero aver ispirato l’evento. Il cofondatore dell’associazione di difesa dei diritti online francese “La Quadrature du Net”, Philippe Agrain, non usa mezzi termini: “La principale caratteristica dell’evento è la co-sponsorship tra i governi e le aziende private e non è possibile sapere chi è lo sponsor e chi il potere.” Ancora più esplicito è Juan Carlos De Martin, il responsabile italiano del progetto Creative Commons, volto a riformare il copyright per adattarlo all’unità della rete:“È singolare che un forum istituzionale come quello del G8 in realtà sia stato affidato chiavi in mano a una grandissima agenzia di pubblicità e al suo titolare, Maurice Levy e che i costi di questo incontro siano pagati interamente dalle aziende sponsor. Se un’istituzione come quella del G8 compie questa scelta in realtà non bisogna stupirsi che la conseguenza è che gli amministratori delegati siano più del 90% degli speaker e la società civile intesa in senso lato è un’assoluta minoranza”.
Manuela Avino

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