I digital rights managements (DRM) sono strumenti al servizio del diritto d’autore. Utilizzandoli, i titolari imprimono un marchio sulle proprie opere, evitando così che possano essere copiate senza autorizzazione. Queste tecnologie sono usate anche dai produttori di e-book, per avere uno stretto controllo sui movimenti dei file. Ma ci sono dei limiti, e Amazon e i grandi editori americani li avrebbero violati, secondo tre librerie indipendenti che hanno promosso una class action contro il colosso della distribuzione. Il pomo della discordia è l’impiego di DRM particolarmente restrittivi, che avrebbero impedito agli utenti di trasferire e-book dall’Amazon Kindle a qualsiasi altro lettore. Il veto è ammissibile per gli e-book in formato Azw, creato appositamente da Amazon, ma non dovrebbe sussistere per le altre opere. Secondo Barnes e Nobles, uno dei promotori della causa, con queste strategia Amazon avrebbe instaurato un monopolio di fatto, accaparrandosi il 60% del mercato. E danneggiando i piccoli distributori , che si sono ritrovati con l’acqua alla gola. Al Dipartimento di Giustizia di New York è stato chiesto un provvedimento che proibisca ad Amazon e ai big dell’editoria la vendita di e-book “troppo protetti”. Una soluzione generale al problema potrebbe essere la distribuzione di e-book privi di DRM, sul modello di una condivisione aperta e senza vincoli. Lo sostiene lo studio legale Blecher & Collins, che sta trattando la causa per conto delle librerie indipendenti. Se questo sistema venisse accettato, potrebbe rafforzare la posizione sul mercato degli altri produttori di e-reader, al momento soverchiati dal colosso di Jeff Bezos.
Alberto De Bellis
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