Ieri al Senato in Commissione Affari Costituzionali e dopodomani a quella Programmazione e Bilancio approderà l’emendamento bipartisan per prorogare di un biennio l’entrata in vigore di quella strana norma di legge voluta in finanziaria da alcuni troppo solerti funzionari e sottosegretari della presidenza del consiglio, quelli che vediamo sempre in tv ma non sempre per buone ragioni, che vorrebbe non solo tagliare i contributi all’editoria di partito e cooperativa ma soprattutto eliminare il concetto giuridico di “interesse soggettivo”. Onde diventerebbe molto difficile trovare banche che si fidino a fare le anticipazioni sul fido accordato per il contributo stesso. In pratica un dispetto.
Basta fare un giro su internet per constatare come il dibattito di questo paese in crisi si incarta sui risparmi fittizzi che sarebbero rappresentanti dal taglio di una decina o ventina di milioni di euro di contributi a giornali di partito e cooperative. Come se contribuire al mantenimento del livello occupazionale fosse una cosa qualunque. Senza però mai toccare le colossali prebende che lo Stato fa ogni anno a gruppi quotati in borsa come “Il sole 24 ore”, “Repubblica – L’Espresso”, “Mondadori”, “Rizzoli Rcs” e compagnia cantante.
Ora siamo al parere del relatore Giuseppe Esposito, nella Commissione Bilancio, per dare il via libera alla relativa copertura. Il parere, essendo stato presentato l’emendamento in questione praticamente da tutti i gruppi con rappresentanza parlamentare, è ovviamente positivo. Ma alcuni rumors di corridoio sottolineavano la possibilità che il parere negativo lo dia il governo, magari pro forma. Se tutto invece filasse liscio, l’entrata in vigore del tetto ai contributi all’editoria potrebbe slittare di due anni, consentendo a giornali di partito, imprese giornalistiche cooperative e no profit di ricevere ancora le risorse che la Finanziaria 2010 prevedeva dovessero essere erogate “nel limite dello stanziamento” iscritto nel bilancio della presidenza del Consiglio.
Domenica proprio il “manifesto”, che tra le cooperative che editano quotidiani è una delle più gloriose, anche se la testata più antica esistente che si sia trasformata in cooperativa è senza dubbio “L’opinione” (essendo stato il quotidiano fondato da Camillo Benso conte di Cavour di cui fra l’altro si celebra quest’anno il bicentenario della nascita) lanciava l’allarme a tutti i colleghi perché si faccia pressione sul governo affinchè venga abrogato questo assurdo comma 62 dell’articolo 2 della finanziaria appena approvata soprattutto per quel che riguarda il concetto di “diritto soggettivo”. In questa battaglia, come è chiaro, conta poco la provenienza politica e sarà bene mettere da parte la spocchia e la faziosità: qui non solo “si parrà la nobilitade” di chi lavora in questo settore che dà appunto uno stipendio a 4 mila giornalisti, ma si giocherà anche una partita in cui “simul stabunt, simul cadunt”. Non è il caso di mettersi a fare il giochino su chi merita di più questi finanziamenti. E’ chiaro che il settore va riordinato e che esistono situazioni al limite della truffa, ma non è questo il momento di ripicche.
(www.opinione.it)
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