Dopo pochi mesi termina l’avventura del quotidiano “Nordovest”. Dipendenti e fornitori a bocca asciutta

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La garanzia del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione costituisce strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta; si tratta di una necessità avvertita dalle forze politiche, dal mondo della cultura, dalla società civile. (Carlo Azeglio Ciampi)

game over

Il liquidatore della NordOvest editrice (già amministratore unico) GiovanniCalloni ha presentato istanza di fallimento alTribunale di Novara. A non essere stati pagati non sono soltanto i dipendenti, ma anche collaboratori e fornitori che lamentano, invano, da mesi quanto loro dovuto.

Una situazione, insomma, assai ben diversa da quella annunciata in pompa magna l’autunno dello scorso anno quando la cordata imprenditoriale aveva fornito ampie garanzie di solidità economica e assicurato energie e risorse tali da garantire la presenza del quotidiano nelle edicole del Piemonte almeno per un anno. Invece, dopo appena tre mesi gli stipendi non si sono più visti. Forse soltanto una coincidenza, ma questo è accaduto proprio poco dopo che la procura della Repubblica di Novara ha disposto una serie di perquisizioni (tra cui quella del consulente editoriale della testata Giuseppe Cortese) e il 19 febbraio scorso è venuta alla luce l’inchiesta che ha portato alla dimissioni dell’allora assessore regionale Massimo Giordano : per i pm il NordOvest altro non sarebbe stato che “un giornale nato per sostenere l’attività politica di Giordano” e che avrebbe visto nella cordata imprenditori legati al politico da interessi tuttora oggetto dell’inchiesta.

Coincidenze o meno, fatto sta che di soldi nelle casse della srl non ne entrano. Arrivano, invece, per settimane e mesi continue rassicurazioni circa una “imminente soluzione” positiva. L’ultima delle quali avrebbe dovuto vedere il Gruppo Mastagni arrivare in soccorso della moribonda società e riportare in edicola il giornale. Un personaggio, noto anche alle cronache giudiziarie per alcuni fatti di cui è stato protagonista sia sul fronte imprenditoriale, sia su quello sportivo, tal Vincenzo Maria D’Ambrosio viene presentato da Cortese come l’uomo in grado di salvare la baracca. Passano i giorni e nonostante lo stesso D’Ambrosio incontri dipendenti alcuni fornitori trattando come se l’acquisizione della società da parte del Gruppo Mastagni (tramite laSeregni) fosse cosa fatta, tutto si rivela l’ennesima bolla di sapone. I soci (Capilolium Tech srl, Froggy srl, Aurora Società Semplice, Domus spa e Co.Re.Fi Compagnia fiduciaria e di revisione di Torino ) non versano quanto dovuto per pagare i creditori e l’annunciato salvataggio da parte del Gruppo Mastagni svanisce. Dopo aver votato lo scioglimento della società il 25 di marzo e la messa in liquidazione giusto un mese dopo, la Editrice Nord Ovest imbocca la via del fallimento, sempreché il tribunale verifichi che ne sussistano le condizioni. Nel frattempo i creditori continuano ad aspettare, così come i dipendenti. Si racconta di un Cortese che, dopo aver distribuito rassicurazioni e promesse per mesi, abbia incontrato i redattori a Torino comunicando loro che l’avventura era finita. La vicenda del NordOvest passa, insomma, dall’edicola al Tribunale.

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