La proposta arriva dal MIDEM, il tradizionale meeting di Cannes dedicato all’industria musicale: i provider internet e i colossi della rete devono finanziare la produzione musicale.
Come riporta SIAE in una news pubblicata sulla sua app, lo spunto lo dà il ministro francese della cultura, Aurélie Filippetti, che al MIDEM ha paragonato la situazione attuale dell’industria musicale a quella del cinema negli anni ’80: «I grandi attori di internet devono partecipare al finanziamento della creazione, come negli anni ’80 le Tv lo hanno fatto per il cinema. […] Ci sono meccanismi che consistono nel far partecipare al finanziamento delle opere culturali coloro che le distribuiscono e questi devono potersi applicare anche a internet. […] Non è una sovvenzione, c’è un legame diretto tra l’attività economica generati dagli attori culturali che alimentano altri attori dell’economia».
Se il ministro non parla di sovvenzione, diverso è il parere del presidente di Warner Music France Thierry Chassagne, che parla senza mezzi termini: «Chiediamo che i motori di ricerca come Google e gli ISP vengano tassati e che questi introiti vengano riversati nella creazione culturale».
Per il discografico francese, quindi, la soluzione sarebbe da cercare nei fondi pubblici, raccolti attraverso una tassazione. Un’ipotesi non molto lontana da quanto auspicato, sempre in Francia, dal Presidente Hollande. Già in una news di ottobre vi parlammo della sua idea di tassare servizi come Google News, che sfrutterebbero il lavoro delle testate che producono contenuti senza pagarli.
La Fnsi e le Assostampa regionali plaudono alle parole di Giorgia Meloni che apre all’equo…
Alla conferenza di fine, anzi ormai di inizio anno, Giorgia Meloni parla del suo rapporto…
L’Usigrai va a congresso e non perde occasione di punzecchiare governo, politica e i vertici…
Ieri pomeriggio un volo proveniente da Teheran ha riportato in Italia Cecilia Sala, la giornalista…
A proposito di libertà di stampa e nuovi padroni del vapore, sentite questa: il Washington…
Il passo indietro di Mark Zuckerberg dimostra che, in fondo, nemmeno i giganti del web…