«Le disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, introdotte dal decreto in esame, sono da considerarsi norme transitorie». È quanto ha affermato Marilena Adamo durante la discussione in corso al Senato sul ddl di conversione del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici. Le norme per una ridefinizione delle forme di sostegno all’editoria saranno, infatti
«demandate, al disegno di legge delega che il Consiglio dei ministri ha adottato, contestualmente al decreto-legge in esame, in data 11 maggio 2012 e che è stato assegnato alla Camera dei deputati».
La relatrice ha poi elencato i criteri direttivi del disegno di legge delega, ricordando che il provvedimento di riforma, si prefigge l’obiettivo di aiutare «le realtà sane, i veri giornali, insomma, perché non dimentichiamo quante scorrettezze, se non proprio truffe ai danni dello Stato – ne abbiamo accennato, anche in quest’Aula, recentemente a proposito della vicenda De Gregorio connessa alla direzione de “L’Avanti!” – si sono annidate nella precedente normativa. Quindi, dicevo, aiutare le realtà sane ad arrivare ad una modifica di sistema con gradualità e capacità di trasformazione, tagliando, contemporaneamente, in maniera netta il sostegno a realtà fasulle o peggio. Insomma, il decreto si propone, nel contempo, di sostenere iniziando a innovare, anticipando gradualmente i criteri che andranno a regime con la riforma».
«Siamo di fronte ad una buona base di partenza, che in sede parlamentare potrebbe essere migliorata». «Sullo sfondo però, ricordo ai colleghi, sta la crisi drammatica di tante testate, almeno un centinaio, a rischio di chiusura, senza più il diritto soggettivo a ricevere le provvidenze (e questa è una novità di questo testo). Il fondo è stato ridotto a 120 milioni, dei quali, tolte le spese che vi gravano impropriamente, a bilancio oggi e soprattutto per l’anno prossimo probabilmente arriveremo a uno stanziamento reale di circa 53 milioni , ovvero appena un trimestre di quanto previsto, sulla base della spesa dell’anno precedente dalle aziende. Il tutto a fronte di un reale fabbisogno del settore di circa 170 milioni annui.
Per tali motivi va espressamente abrogato l’articolo 44 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 e modificato il decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 2010, n. 223. Questo lo dico rivolgendomi di più naturalmente al Tesoro che non al dipartimento per l’editoria. Ricordo che tutti gli studi su cui abbiamo avuto modo di lavorare testimoniano che in molti Paesi europei – e segnatamente Finlandia, Francia, Germania, Regno Unito e anche Stati Uniti – sono previsti finanziamenti pubblici all’editoria con diverse finalità in misura superiore agli stanziamenti previsti in Italia».
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