In Commissione Istruzione del Senato ha esaminato ieri, in sede consultiva, il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, recante disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale (AS. 3305). Con l’intervento di Cristiano De Eccher (Pdl) si è chiusa la discussione generale. De Eccher ha espresso non poche perplessità: se da un lato concorda sulle esigenze di pluralismo dell’informazione e di tutela dell’occupazione – purchè quest’ultima sia nell’interesse della collettività – rileva anche come l’elenco delle testate finanziate nel 2010 sia a dir poco discutibile. Dopo aver citato, a titolo di esempio, alcuni beneficiari di contributi niente affatto condivisibili, si è soffermato anche sul sostegno assicurato alle testate delle minoranze linguistiche, cui sono destinate cifre assai elevate. Per De Eccher, soprattutto in Trentino Alto Adige, la minoranza da tutelare è quella italiana. A fronte della difficile situazione economica, che non consente allo Stato di finanziare adeguatamente istituti di indiscusso prestigio come l’Accademia della Crusca, il senatore lamenta che un flusso così cospicuo di risorse sia destinato a giornali del tutto marginali.
Anche il senatore Vincenzo Vita (foto), nonché relatore del provvedimento, concorda che l’elenco 2010 sia oggettivamente discutibile. Pone tuttavia l’accento sul fatto che proprio la distribuzione insoddisfacente dei fondi sulla base della normativa vigente ha indotto il Governo ad elaborare i nuovi criteri che, se applicati, comporterebbero l’esclusione dal contributo del 30-50 per cento delle testate. Né va dimenticato, prosegue Vita, che l’elenco 2010 consegue ad una normativa non a caso emanata all’indomani dell’approvazione della legge Mammì sulla televisione. Inoltre, non sembra corretto deplorare il sostegno alle singole testate, atteso che esso deriva dall’applicazione di norme vigenti. Piuttosto, bisognerebbe focalizzare l’attenzione sull’elaborazione dei nuovi parametri, rappresentati dall’occupazione reale e dalle copie effettivamente vendute, sui quali ribadisce un giudizio positivo.
Vita ricorda che il Governo si accinge a presentare un disegno di legge delega per la revisione organica della disciplina, nell’ambito del quale si augura possano essere riaperti i termini per l’accesso alla contribuzione. Uno dei limiti principali del decreto in esame è infatti a suo avviso quello di mantenere requisiti temporalmente così impegnativi da scoraggiare se non impedire del tutto l’ingresso di nuovi soggetti nell’area della contribuzione.
Vita propone parere favorevole al disegno di legge ma, poiché il Fondo per l’editoria nel corso degli ultimi anni si è ridotto ad un decimo rispetto all’ammontare originario, tanto che i fondi per quest’anno erano pari ad appena 47 milioni di euro su un fabbisogno minimo di circa 155 milioni, auspica che il livello sia riportato quanto meno alla soglia del 2010 e, se possibile, aumentato. Il fabbisogno normale del settore ammonta infatti a circa 175 milioni.
Dopo il parere negativo espresso dai senatori De Eccher, Asciutti e Possa del PdL, Rusconi (PD), Pittoni (LNP) sulla possibilità di aumentare le risorse da destinare al Fondo editoria, il senatore Vita si è dichiarato disponibile a sopprimere la condizione a) del parere.
La VII Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo,
ritenuto che esso sia un compromesso positivo tra l’esigenza conclamata di una revisione strategica delle norme, che le adatti all’era digitale, e l’urgenza di mantenere in attività i soggetti interessati;
tenuto conto che il decreto-legge ha lo scopo di dare un senso immediato, improntato a moralità e rigore, al meccanismo del sostegno pubblico ai giornali e ai periodici storicamente interessati dal Fondo per l’editoria;
valutati favorevolmente la volontà di revisione dei criteri storici e gli aspetti salienti del testo, quali: l’introduzione di nuovi, rigorosi e selettivi requisiti di accesso; la limitazione dei costi ammissibili; l’ancoraggio del contributo alle copie vendute e non più a quelle distribuite; la rimodulazione dei coefficienti del calcolo e il contenimento dei tetti massimi dei contributi percepibili;
apprezzata la novità prevista in particolare dall’articolo 3, che dispone la possibilità, per le imprese che abbiano già percepito i contributi, di passare alla pubblicazione on line, anche in via non esclusiva;
considerato tuttavia che il testo risente di un limite culturale, in quanto non immagina subito la possibilità di nuovi operatori entranti;
esaminate le altre norme, che rappresentano comunque una buona base di partenza, migliorabile in sede parlamentare;
esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con le seguenti condizioni
a) le proiezioni del Fondo per l’editoria per gli anni 2012 e 2013 siano reintegrate quanto meno al livello del 2010 e, se possibile, aumentate;
b) la contribuzione all’editoria – riordinata sulla base dei nuovi parametri – possa proseguire anche dopo il 2014.
Formula altresì le seguenti osservazioni:
1. si sollecita una riflessione sul tetto fissato dall’articolo 2, comma 2, lettera a), secondo cui, ai fini del contributo, è calcolata una quota pari al 50 per cento dei costi sostenuti per il personale dipendente, per un importo complessivo comunque non superiore a 2 milioni di euro. Si ritiene infatti che detto limite sia troppo basso, in quanto penalizza le testate più inclini ad assunzioni regolari e dunque si suggerisce un suo innalzamento, proprio nell’ottica di favorire il lavoro;
2. si auspica che il parametro delle copie vendute possa estendersi agli abbonamenti on line laddove onerosi.
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