Tutelare il diritto d’autore o permettere una libera circolazione dei contenuti? Entrambi i diritti vanno tutelati. Tuttavia non esistono ancora le norme e la mentalità adatte.
«Il nostro modo di fruire e godere i contenuti – musica, film, giochi – sta cambiando. E, se vogliamo mantenere il giusto equilibrio, il quadro regolamentare deve adeguarsi», ha dichiarato la Kroes.
Neelie Kroes, il commissario Ue per la Digital Agenda, ha sottolineato la vetustà delle regole sul diritto d’autore. In effetti la relativa Direttiva Ue, ancora oggi vigente, risale al 2001. Ancora più vecchie le proposte della Commissione: del 1998.
Ma da allora il mondo è cambiato. Il modo di concepire l’informazione (in senso lato) non è più lo stesso. Ora è il web la principale fonte di conoscenza. E la tendenza sembra destinata a radicalizzarsi. Ora basta un cellulare di ultima generazione per accedere ad una quantità di contenuti (informazioni, video, musica, ecc) pressoché illimitata a costo (quasi) zero. Inoltre è possibile condividere ogni genere di contenuto; è possibile “scaricarli” e usufruire della tecnologia streaming.
In tutto ciò cosa resta del diritto d’autore? Fino a che punto è possibile appropriarsi di contenuti altrui senza pagarne il prezzo? Di certo servono leggi per sbrogliare «l’attuale groviglio giuridico» (citazione della Kroes). Tuttavia le restrizioni, se non regolate bene, potrebbero ledere al diritto alla conoscenza e all’informazione. Il confine, se esiste, è sottilissimo.
Un altro elemento di confusione è la non omogeneità legislativa all’interno degli Stati membri. Non a caso in Germania il Parlamento è arrivata una proposta di legge per tassare le web company e gli aggregatori di notizie (soprattutto Google News) che “sfruttano”, senza pagare i contenuti prodotti da terzi. E anche la Francia sembra che stia valutando la stessa opzione.
Il discorso si complica che si alza lo sguardo verso il panorama mondiale. Il Giappone ha appena ratificato l’Acta, il trattato anti-pirateria e contraffazione che l’Ue ha bocciato, dopo le numerose proteste dei cittadini, del Partito Pirata e le minacce di Anonymous.
Ogni Stato ha le sue regole, ma la rete non conosce confini geografici.
Da parte sua la Kroes sembra intenzionata a porre precisi paletti alla diffusione libera dei contenuti, sul modello degli Usa. «Sono aperta ai suggerimenti di tutti gli stakeholders: artisti, consumatori, aziende e ricercatori. Solo così possiamo pensare al futuro e stimolare innovazione e crescita. Il progresso tecnologico non può essere limitato da leggi obsolete. Nell’interesse dell’industria, degli utenti e della nostra economia, non possiamo aspettare che l’America ci superi».
Intanto l’Ompi (l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale) sta studiano un trattato per tutelare ogni singolo contenuto. Si tratta di un progetto che estenderebbe all’ennesima potenza il diritto d’autore. L’approvazione è prevista per il 2014. In tal modo sarebbe blindato per almeno 50 anni (come accade per le opere letterarie ed audiovisive) ogni tipo di video trasmesso da un emittente o presentato su un sito. A tutto vantaggio (o svantaggio, dipende dalle opinioni) degli editori digitali.
Ma non sarà facile convincere il Partito Pirata, i movimenti per la libera circolazione di idee e contenuti, come Anonymous, e i cittadini
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