Nella giornata di ieri si è svolto, a Roma, l’atteso workshop sulla tutela della proprietà intellettuale. Teatro dell’incontro: la sala del Mappamondo della Camera dei Deputati. L’Agcom, che ha organizzato l’evento, stando alle parole del suo presidente Angelo Cardani, “punta a trovare un raccordo tra gli interessi dei titolari dei diritti d’autore e gli utenti finali”. Gli editori e le case discografiche chiedono a gran voce una delibera sull’argomento, ma l’Autorità non vuole fare il passo più lungo della gamba.
L’intenzione è quella di adottare un metodo “doing-by learning”, che tenga, cioè, conto dei dati economici e giuridici e degli ultimi aggiornamenti comunitari ed internazionali in materia. Cardani ha strizzato l’occhio al Parlamento, dichiarando che “l’Autorità sta riflettendo sulle potenzialità critiche di un eventuale intervento”. Al momento, però, il legislatore ha ben altre gatte da pelare. Ne è consapevole il presidente Agcom, che ha sottolineato le disposizioni che permettono al Garante di operare direttamente sul copyright. Il tentativo di riforma della precedente Autorità si è arenato sulla frammentarietà delle informazioni attinenti l’impatto della pirateria sull’economia. Su questo tema, Cardani ha assicurato approfondimenti interni, ma la strada è irta ed in salita. Recenti studi europei sostengono, in controtendenza, che il downloading illegale, uno dei casi di più aperta violazione del diritto d’autore, non fa male all’industria discografica. Le majors, com’era logico attendersi, si sono affrettate a smentire la ricerca, a loro dire basata su dati scollegati dalla realtà commerciale. Insomma, non sarà facile arrivare ad una posizione unitaria sul tema.
Gli stakeholders presenti al convegno hanno presentato diverse proposte, ma tutti concordano sulla necessarietà di un regolamento che limiti la pirateria. Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura, propone di perseguire i grandi siti pirata senza, però, arrivare a censurare la rete. Più immediata la FAPAV (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), che ha individuato il “nemico” non tanto nel singolo fruitore, quanto nel mercato illecito che sfrutta a costo zero il lavoro degli altri.
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