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Diritti sportivi. L’Agcom non individua piattaforme emergenti sul mercato

Ai sensi del dlgs 9/2008, che disciplina la titolarità e la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi, la delibera Agcom 103/12 ha reso noti i risultati della consultazione pubblica avente ad oggetto l’individuazione delle piattaforme emergenti nel mercato, già precedentemente disciplinata dalla delibera 665/2009 . Con riferimento all’art. 14 dlgs 9/2008, l’Autorità stabilisce con cadenza biennale il novero degli operatori in grado di avere l’accesso ai diritti audiovisivi. Per determinare lo status delle singole piattaforme, l’Autorità utilizza criteri tecnologici ed economici . L’evoluzione tecnologica di una piattaforma si misura dagli standard da essa utilizzati e dal grado di sviluppo raggiunto dalle proprie infrastrutture. Lo sviluppo economico è determinato dall’analisi di criteri quali la diffusione della piattaforma e i ricavi derivanti da essa. Nella sua disamina l’Autorità ha preso in considerazione la televisione digitale terrestre e la televisione satellitare, ma anche le piattaforme strettamente legate ad Internet come le web tv, le IPTV e la televisione via rete mobile. Ma andiamo ad analizzare le singole fattispecie. La piattaforma digitale terrestre incide del 20% sui ricavi derivanti dalla cessione di pacchetti di diritti sportivi. Il DTT è stato adottato dalla totalità degli stati europei per sostituire il vecchio sistema analogico. Il processo di switch-off, già completato in Francia e Germania, dovrebbe essere ultimato anche in Italia per la fine del 2012. Anche alla luce dei futuri progressi garantiti dal nuovo standard DVB-T2, evoluzione dell’attuale DVB-T, la piattaforma digitale terrestre è stata ritenuta “consolidata” dal punto di vista tecnologico. Il digitale terrestre raccoglie quasi la metà delle risorse totali derivanti dalle tv a pagamento. Può contare su un’offerta in continua espansione, proposta dalle tv locali e dagli operatori già presenti in ambito analogico. L’Autorità ritiene che, al termine dello switch-off, il digitale terrestre sarà la piattaforma più usata dagli italiani, pertanto non può essere ritenuta emergente nel mercato.  La piattaforma satellitare (DTH) è la principale fonte di guadagno per gli organizzatori delle competizioni. Essa utilizza uno standard DVB-S, che sarà preso sostituito dal più avanzato DVB-S2. SKY è il leader italiano del mercato satellitare, potendo contare su 25 transponder Hot Bird ( per transponder si intende un dispositivo automatico che riceve, amplifica e ritrasmette un segnale su una diversa frequenza) per la trasmissione dei programmi del suo ricco bouquet. L’offerta comprende 180 canali video e 40 canali audio, raggruppati in diversi pacchetti sottoscrivibili con la formula dell’abbonamento periodico. Poiché il 90% dei ricavi pay tv proviene dalle piattaforme satellitari, si attribuisce al DTH un grado di elevata maturità nel mercato. Per questo motivo, non può essere inserito nel gruppo delle piattaforme emergenti. Per quanto riguarda le tv legate allo sviluppo della rete, vanno fatte delle distinzioni preliminari tra IPTV, Web Tv e OTT TV. L’IPTV è una piattaforma digitale chiusa, i cui servizi sono offerti dagli stessi operatori che forniscono la connessione. Rispetto alle piattaforme digitali e satellitari, le IPTV consentono agli utenti servizi di video on-demand. L’evoluzione dei servizi IPTV è strettamente legata allo sviluppo della rete fissa in tecnologia IP sulla quale gli stessi sono veicolati. La IPTV non genera grandi ricavi a causa della limitatezza della propria offerta, che consiste in abbonamenti e nella vendita di contenuti on demand, ma manca di una propria programmazione. La Web TV consente di fruire di contenuti audio e video su una rete aperta, grazie alle consolidate tecniche del download e dello streaming. Differemente dall’operatore di IPTV, il gestore di una Web Tv non può esercitare il controllo sui contenuti erogati.  La OTT TV è l’anello di congiunzione tra la IPTV e la Web TV. Le imprese over-the-top propongono i propri contenuti su rete aperta, contrariamente a quello che avviene sulle IPTV . Per la fruizione degli stessi sono state create le connected-tv, sofisticati apparati in grado di integrare i servizi OTT con la tradizionale offerta digitale e/o satellitare. La CDN (Contenty delivery network) è l’evoluzione tecnica che distingue le OTT dalle Web TV. Con CDN ci si riferisce ad un sistema di server collegati in Rete che collaborano in maniera trasparente per distribuire i contenuti multimediali e, di conseguenza, migliorare la qualità del servizio.  Se da un punto di vista tecnologico le TV di rete sono in una fase di transizione dovuta al mancato sviluppo della banda larga, economicamente sembrano già in declino, e pertanto non possono essere considerate come piattaforme emergenti. Peraltro è già ridotta l’incidenza diretta delle IPTV sul mercato dei diritti sportivi.  L’Autorità definisce consolidata dal punto di vista tecnologico la TV via rete mobile, sulla base del completo sviluppo dell’UMTS, la tecnologia che distribuisce contenuti multimediali wireless all’80% della popolazione. Un’ulteriore avanzamento del wireless è rappresentato dalla nuova tecnologia LTE, in fase di sperimentazione nelle principali città italiane. Lo sviluppo delle tecnologie di banda larga ha consentito una capillare diffusione dei servizi audiovisivi su telefonia mobile, dimostrata dai 2,5 ml di entrate derivanti da essi nel 2010. Tuttavia i diritti sportivi concessi per il mobile sono pari solo al 1% dei ricavi generati dalla commercializzazione globale. Nel complesso, la TV wireless non è considerata dall’Autorità alla stregua di una piattaforma emergente, dal momento che la tecnologia ad essa connessa ha già raggiunto un’adeguata maturazione.  Merita di essere citato in questa disamina il DVB-H, lo standard di trasmissione del digitale su dispositivi mobili. Esso si distingue per il suo carattere diffusivo, che permette a un numero elevatissimo di utenti di percepire contenuti in mobilità. Tale piattaforma, però, appare in declino in Italia, nonostante il nostro paese sia stato il primo a offrire servizi con tale standard. Il presente atto smentisce le tendenze prospettate dalla delibera 665/2009, in cui si ipotizzava un ritorno sulla ribalta economica del DVB-H. Essendo una tecnologia in declino, non può essere considerata emergente.  L’analisi dell’Autorità evidenzia situazioni molto differenti nel panorama delle piattaforme trasmissive. . Il DTT e il DTH hanno raggiunto la propria maturità sia a livello tecnologico che economico. Le OTT TV e le piattaforme mobili hanno enormi margini di miglioramento per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, pur avendo raggiunto un rilevante grado di penetrazione economica nel mercato. Lo standard DVB-H, tecnologicamente consolidato, non ha avuto un’adeguata diffusione. Di conseguenza si registra la totale assenza di piattaforme emergenti nell’ultimo biennio.

Luana Lo Masto

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