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Diritti d’uso delle frequenze. Per le tv locali il conto sarà molto salato..

L’Agcom ha avviato, con la delibera n. 210/14/CONS, una consultazione pubblica sullo schema di provvedimento recante i criteri per la fissazione da parte del Ministero dello Sviluppo economico dei contributi annuali per l’utilizzo delle frequenze nelle bande televisive terrestri. Sulla base dei criteri fissati da tale provvedimento, gli importi che gli operatori di rete locali dovrebbero corrispondere sarebbero assolutamente insostenibili per tutto il comparto. Nella fase transitoria (sino al 2013 compreso), tutte le emittenti televisive erano soggette esclusivamente al pagamento di un importo pari all’1% del fatturato dell’emittente, calcolato sui ricavi dell’attività di operatore di rete e di fornitore di servizi di media audiovisivi per il marchio ex analogico, con il limite massimo (per le tv locali) di 17.776 euro. Con l’adozione dei nuovi criteri, posti a consultazione dall’Agcom, tali importi verrebbero enormemente incrementati. Gli stessi prevedono, infatti, la fissazione di un valore di riferimento del contributo annuale, che, per una rete nazionale, corrisponderebbe a circa 2.580.000 euro. Per le tv locali, i criteri per la determinazione di tale contributo prevedono, per ciascuna rete (multiplex) la definizione di un contributo di riferimento annuale su base provinciale, a partire dal valore di riferimento del contributo annuale, scontato fino ad un massimo del 70%, e ridotto in misura proporzionale alla popolazione della provincia rispetto al totale nazionale, secondo i dati dell’ultimo censimento Istat.
Inoltre, secondo i citati criteri, il contributo viene applicato progressivamente (con un pagamento, a partire dal 2014, del 30% dell’importo dovuto; del 47,5% nel 2015; del 60% nel 2016; dell’82,5% nel 2017 e del 100% nel 2018). Ricordiamo che, oltre ai contributi annuali, gli operatori di rete in ambito nazionale e locale devono corrispondere i diritti amministrativi, come previsti dall’art. 34 del Codice delle comunicazioni elettroniche (Dlgs n. 259/03). Tali diritti sono stabiliti in base all’allegato 10 di tale Codice e sono suddivisi in tre scaglioni (corrispondenti alla popolazione servita): € 27.750 fino a 200mila abitanti; € 55.550 fino a 10 milioni di abitanti; € 111.000 per una copertura nazionale. Nel valutare i criteri per la determinazione degli importi dovuti dagli operatori di rete locale, va inoltre considerato che le frequenze assegnate a questi ultimi sono, per lo più, di qualità tecnica inferiore a quella degli operatori nazionali (perché in larga parte non coordinate con gli stati esteri e perché interferenti tra loro nelle zone di confine tra le diverse regioni); le frequenze assegnate agli operatori locali possono, inoltre, veicolare, quasi esclusivamente, contenuti di emittenti locali (la veicolazione di contenuti nazionali è consentita con riferimento solo ai fornitori di contenuti indipendenti dalle piattaforme trasmissive e con il limite di un solo contenuto per operatore, ovvero di due a particolari condizioni) il cui volume di affari complessivo ad oggi, non supera i 500 milioni di euro annui. Sommando i contributi previsti dallo schema di provvedimento posto a consultazione con i diritti amministrativi citati, le emittenti locali sarebbero costrette a corrispondere somme mediamente 15-20 volte (e oltre) superiori a quanto veniva corrisposto in precedenza.

Fonte: Aeranti/Corallo

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