In Italia chiunque può fotografare e riprodurre anche per fini commerciali qualsiasi opera o oggetto che ricada nella definizione di “Beni culturali”. Lo ha affermato in modo esplicito il ministero dei Beni culturali nel rispondere alla interrogazione con cui il parlamentare ulivista Franco Grillini aveva chiesto spiegazioni, cercando una via per sbloccare l’empasse che condiziona anche istituzioni della rete come Wikipedia.
Il ragionamento di fondo è chiaro: non esiste una disciplina specifica nel nostro ordinamento, il che vuol dire che si può considerare diritto di chiunque riprodurre in fotografia soggetti come monumenti ed opere dell’architettura contemporanea, attività lecita in quanto non espressamente vietata.
Questo non significa mano libera su tutto, evidentemente. Il Ministero si sofferma in particolare sul pagamento dei diritti agli autori di opere contemporanee, ossia ad opere che non sono considerate beni culturali, e che hanno più di 50 anni. In quel caso il “faro” è costituito dal controverso addendum alla legge sul diritto d’autore che riguarda le opere degradate. Il Ministero spiega che le opere in forma degradata possano essere riprodotte esclusivamente con finalità didattiche o scientifiche e mai per scopo di lucro. Visto il riferimento esplicito a Wikipedia nell’interrogazione, e vista la natura collaborativa del progetto enciclopedico, non è azzardato ritenere che la riproduzione di opere sull’enciclopedia online possa essere effettuata liberamente, sebbene in forma degradata.