Pesanti ombre per il futuro della TV digitale terrestre gratuita, nelle modifiche proposte oggi dal MISE al Tavolo TV 4.0 sulla liberazione della Banda 700. La previsione di un’asta competitiva onerosa per le eventuali (non è chiaro quante) reti derivanti dalla rimodulazione della riserva del terzo in favore dell’emittenza locale è una scelta foriera di gravi conseguenze.
Nel tempo in cui la liberazione di risorse frequenziali per il 5G riduce del 50% lo spettro disponibile per la televisione, diminuire le risorse necessarie per continuare a diffondere tutti i programmi attualmente abilitati, costringendo gli attuali operatori a dover pagare per riavere frequenze che gli spettano di diritto, affidando, peraltro, ad una lotteria a pagamento gli spazi naturalmente disponibili è una mortificazione per la piattaforma digitale terrestre. Un danno grave per gli operatori che su questa hanno investito in termini tecnico-industriali, professionali, creativi, in virtù di diritto d’uso fino al 2032/34. Un danno anche per il pubblico in termini di pluralismo e di libera offerta concorrenziale.
Confindustria Radio Tv chiede che in sede parlamentare ci sia una profonda revisione di questo passaggio dell’emendamento governativo, ricordando che, in assenza, sarebbe pesante per lo Stato l’esposizione a lunghi contenziosi e a pesanti indennizzi. Il rischio è anche quello di mettere a repentaglio la restituzione delle frequenze recentemente assegnate mediante gara per i servizi mobili in 5G, che per quanto riguarda le frequenze relative alla Banda 700 MHz hanno fruttato oltre 2 miliardi di euro.
Gli operatori nazionali che hanno investito sul digitale terrestre vogliono essere indennizzati in risorse frequenziali al fine di poter continuare a garantire la competitività della piattaforma digitale terrestre con il pluralismo e la pluralità dei loro contenuti e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
Il Tavolo TV 4.0, nei due mesi in cui ha operato, ha fatto emergere diverse problematiche e proposte risolutive su tutte le criticità. Se su altri capitoli i passi avanti sono stati fatti (DAB per la radiofonia, MUX 1 Rai, rimodulazione della riserva di un terzo per le locali e più risorse per i cittadini per decoder e smart tv), sulla scelta che avrebbe dovuto essere conseguente e di maggiore impatto per l’industria e il lavoro della televisione, invece, il risultato allo stato appare negativo. Sicuramente non scaturisce dal contributo offerto dai nostri operatori (ma anche da altri) con l’obiettivo di garantire competitività, innovazione e programmi in alta qualità per i cittadini.
Confindustria Radio Tv preannuncia l’istanza di audizione alle competenti Commissioni parlamentari, per un’adeguata correzione in corsa della norma proposta. (CRTV)