Ogni tipo di media, giornali di carta, giornali online, inevitabilmente anche i blog, news in tv, libri. Niente deve sfuggire al controllo occhiuto della politica, quella con la “p” minuscola ovviamente, quella che ha paura dell’informazione, delle denunce, della verità. Il testo in 5 articoli che è passato al Senato mira diritto al cuore delle notizie. Per una previsione assurda come il carcere, che viene eliminata, si alza il tetto delle multe fino a diecimila euro per una diffamazione semplice e da 10 a 50 mila per una diffamazione “avvenuta con la consapevolezza della falsità”, come se davvero ci fossero in giro solo cronisti che deliberatamente cercano di mettere in giro notizie false. Il prezzo del carcere eliminato si paga con la gabbia carceraria delle nuove rettifiche. “Senza commento, senza risposta, senza titolo”. Così la legge impone che siano. Qualcuno smentisce quello che hai scritto e tu devi piazzare in pagina e sul tuo sito la smentita senza poter dire, come oggi, neppure un “mah”…Niente, tutti dovranno attenersi a questa regola. Che ha perfino un time limit: tutto va pubblicato “non oltre due giorni dalla ricezione della richiesta”. Ci si aspetterebbe almeno che una norma così rigida comportasse se non altro la garanzia che, una volta pubblicata la rettifica, il soggetto in questione non presenti anche querela o una richiesta di risarcimento danni. Ma questa garanzia, a vantaggio della stampa, non è stata prevista. Sarà un caso? Sicuramente no. In compenso, è previsto che se la rettifica non è stata pubblicata come vuole il presunto diffamato si apra la via del ricorso al giudice. Il quale può accogliere l’istanza e ordinare non solo la pubblicazione, ma anche irrogare una sanzione amministrativa e, non contento, mandare pure le carte all’ordine professionale “per le determinazioni di competenza”. Stiamo parlando dell’avvio della procedura per una possibile sospensione del collega per alcuni mesi. Di tutto questo il maggiore responsabile sarà il direttore della testata, che diventa l’ombrello di tutti i possibili ricorsi, non solo per gli articoli firmati, ma anche per quelli anonimi.
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