Conferme e novità per la riforma delle norme sulla diffamazione a mezzo stampa dopo gli ultimi emendamenti approvati in commissione Giustizia la scorsa settimana: confermato l’impianto generale del provvedimento che elimina il carcere per i giornalisti e direttori responsabili e salva il mondo dei blog e dei social network dal rischio – concreto – di essere interessati dalle norme
A salvare i blogger ha provveduto la riformulazione (proposta dai relatori Costa e Verini) di due emendamenti. Il primo, del Pd, chiedeva l’estensione delle norme sulla stampa ai «siti informatici», con tanto di pena detentiva e l’oscuramento dei sito per un triennio. Il secondo, Pd, puntava ad estendere l’obbligo di rettifica e l’applicazione delle sanzioni in caso di pubblicazione di notizie diffamatorie «ai siti aventi natura editoriale».
Nella versione poi approvata (M5S ha votato contro, Sel si è astenuta) l’obbligo di rettifica varrà anche per le testate giornalistiche on line registrate ai sensi della legge sulla stampa e con un direttore responsabile. Blog esclusi, dunque. La rettifica, ed è un’altra novità, dovrà avvenire in tempi brevi (48 ore) e «senza commento». Confermato poi il no al carcere per i giornalisti e per i direttori delle testate: con la modifica degli articoli 594 e 595 del codice penale e della legge numero 47/1948 si escludono le pene detentive per chi commette diffamazione o ingiuria: il reato verrà punito con pene pecuniarie che saranno piu’ elevate in caso di particolare intenzionalità nel diffondere fatti fatti non veri.
Tra gli emendamenti approvati c’è anche la possibilità di escludere la punibilità del reato in seguito a una rettifica «tempestiva, proporzionate e collocata adeguatamente», che comunque dovrà sempre essere valutata da un magistrato. Sul fronte della responsabilità del direttore in caso di omesso controllo, diventa rilevante per la punibilità una sua eventuale delega «con atto scritto avente data certa ed accettato dal delegato» delle funzioni di controllo «ad uno o più giornalisti professionisti idonei a svolgere le funzioni di vigilanza».
Le sanzioni – Quanto alle pene per la diffamazione, la riforma introduce un sistema di gradualità: la pena per il reato base è una multa da 5 a 10mila euro e, quando la diffusione della notizia sia avvenuta con la coscienza della sua falsità, la multa sarà da 20mila a 60mila euro. Abolito invece l’aggravamento della pena che era previsto dal codice in caso di offesa ai danni di politici e magistrati. Cancellato invece il tetto massimo dei 30mila euro a cui il giudice doveva attenersi nella valutazione del danno morale. Per i risarcimenti, quindi, il magistrato potrà stabilire la cifra che riterrà più opportuna, anche sopra i 30mila euro. Uno dei temi rimasti fuori, ma che potrebbe essere riproposto con un emendamento al momento del passaggio in Aula è invece la cosiddetta “querela temeraria”, le querele senza fondamento utilizzate come strumento di pressione sul giornalista.
Sono invece ancora incerte le chance di approvazione delle Ddl prima della chiusura dei lavori di ferragosto. Oggi, la capigruppo deciderà i tempi di approdo in Aula.