“Volevo segnalare alla commissione che in realtà il settore dell’editoria ha delle caratteristiche talmente specifiche che non sono assimilabili ad altre imprese, vista la velocità che ci viene richiesta. Quindi non è possibile che la ‘catena di comando’ renda parte3cipe il direttore di tutte le decisioni che vengono prese di minuto in minuto. Rispetto al carcere, per i reati d’opinone, secondo me, non si deve andare in carcere neanche nella lettura più ampia del caso. Non siamo una casta, nessuno lo vuole diventare e sottrarsi alle responsabilità del codice penale. Qualora venga dimostrato che il giornalista scrive il falso con lo scopo di danneggiare, se c’è del dolo provato questo va punito ma siamo ben oltre l’opinione. Quanto all’obbligo di pubblicazione della rettifica, bisognerebbe anche precisare che il destinatario della rettifica venga oggettivamente messo in condizioni di prendere atto della rettifica, perché con il mezzi di informaizone che ci sono oggi, un po’ a cascata, riprenda un particolare della notizia (anche da internet). Sarebbe interessante che chi intende essere rettificato, faccia tutto quello che occorre per mettere a conoscenza la rettifica. Segnalo alla commissione che, statistiche alla mano, si evidenzia un’anomalia cioè che la velocità dei processi che riguardano i denuncianti appartenenti alla magistratura, sono tre o quattro vole più veloci e con condanne tre o quattro volte più pesanti che in caso di un cittadino normale. Non so se il legislatore ci può riflettere, ma è necessario che questa statistica diventi più omogenea”.
Lo Afferma Alessandro Sallusti, direttore de Il giornale, in audizione alla Commissione Giustizia.