Libertà di stampa a rischio? È questo l’interrogativo, forse meglio dire l’allarme, posto il 26 maggio da Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale stampa italiana e Ossigeno per l’informazione in vista della ripresa (martedì 7 giugno) dei lavori al Senato per il ddl diffamazione.
Secondo le associazioni, si legge sul sito di Ossigeno, “l’approvazione del disegno di legge del Senato che propone di inasprire da 6 a 9 anni la pena detentiva per i colpevoli di diffamazione nei confronti di politici, magistrati, pubblici amministratori avrebbe un effetto raggelante sulla libertà di stampa”.
Sulla stessa linea di Odg, Fnsi e Ossigeno si è subito schierata la rappresentante dell’Osce (la più grande organizzazione regionale per la sicurezza al mondo impegnata a garantire la pace, la democrazia e la stabilità a oltre un miliardo di persone), Dunja Mijatovic che ha lanciato un appello alle autorità italiane. Ma non solo, anche le maggiori associazioni europee dei giornalisti – EFJ (European Federation of Journalists), AEJ, IPI, e Index on Censorship – si sono accorte dell’iniziativa del Senato italiano e l’hanno segnalata al Consiglio d’Europa come un fatto di assoluta gravità (allarme di livello 2, ricorda ancora Ossigeno).
Ogni soggetto ha fatto presente che la pena detentiva non favorisce certo la libertà di informazione (sembra davvero strano doverlo sottolineare). Per questo motivo è stata richiesta la rinuncia a questo inasprimento del regolamento, che oltretutto andrebbe in direzione opposta rispetto agli standard europei. A dirla tutta, anche l’Italia aveva preso un impegno solenne di cancellare la possibilità di carcere per diffamazione con un ddl del 2013 e ancora in attesa di approvazione.
Nei giorni scorsi Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, ha voluto commentare il possibile aumento della pena per questo tipo di reato come “anti nazionale”. Giulietti ha chiesto al governo di dichiararsi contrario al provvedimento e al Senato di ritirare la proposta di legge. Ma soprattutto il presidente del sindacato dei giornalisti ha chiesto l’introduzione nel codice del reato di “ostacolo all’informazione” e di sbloccare e approvare il ddl (anche questo al Senato) che prevede di cancellare il carcere per diffamazione.
E già qualcosa si muove: il deputato del Pd Walter Verini, componente della Commissione Giustizia della Camera, ha subito condiviso l’opinione di Giulietti e anche l’associazione Avviso Pubblico, schierata a difesa dei sindaci che subiscono minacce, ha deciso di prendere posizione a favore di un chiarimento del testo che inasprisce il carcere.
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