“Il segreto professionale vale per tutti. Le denunce, non solo le querele per diffamazione, vengono spesso fatte per motivi diversi da quelli dichiarati. Ad esempio, cercare di conoscere le fonti dei giornalisti”. E’ questo l’allarme che il neo-rieletto presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino ha lanciato dal suo profilo Facebook all’indomani dell’audizione svoltasi in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, sul “capitolo” Diffamazione.
Un autentico “diluvio” di post, quello che porta la sigla…digitale del presidente dell’Ordine, che ha deciso così di affidare al più noto dei Social Network il suo pensiero in materia, commentando, passo passo, quanto accaduto, nei giorni scorsi, nelle stanze di Montecitorio.
“Ho chiesto di chiarire che il dovere del segreto professionale debba valere non solo per i giornalisti professionisti, ma anche per i pubblicisti. La presidente del commissione Giustizia della Camera (Donatella Ferranti, nda) ha manifestato consenso” ha scritto Iacopino.
“Sono stato ascoltato dalla Commissione” ha poi proseguito. “Ho assistito alle relazioni di due consulenti”. Ebbene, “vogliono normare tutto: pene detentive, risarcimenti e tetti, lunghezza delle righe (avete capito bene: il numero delle battute) delle rettifiche senza replica e vai con quel che si vuole”.
“Gliel’ho detto – ha rilanciato il presidente dell’Ordine – ho lavorato, come giornalista, in Parlamento dal 1981 ed ho imparato una cosa. Quando non si vuole fare una legge su un argomento, si aggiungono sempre cose che la portano sul binario morto”. La sorpresa? “Quelli che avevano fatto le citate proposte, assentivano visibilmente. Ma allora, la vogliono o no, questa nuova legge?” si è chiesto, ed ha chiesto, a metà tra lo spazientito e il perplesso, il presidente dell’Odg.
Verrà mai il giorno in cui questa benedetta legge sarà varata? E se sì: come sarà strutturata e soprattutto quali saranno i criteri che la muoveranno? Iacopino non ha nascosto i suoi dubbi. A partire dall’obbligo di rettifica che pure si profila all’orizzonte. L’obbligo di una “rettifica senza replica”.
Per Iacopino: siamo al “ridicolo profondo”. Eppure è proprio “quanto alcuni vogliono. Ho detto che se la inseriscono così, un ladrone qualunque potrà pretendere una rettifica smentendo un particolare: non è vero, ad esempio, che ho rubato dieci computer! Il cittadino non saprebbe mai che i computer rubati erano 9 o 11, ma penserebbe che il ‘signore’ non è un ladro”. Insomma: “Non ci avevano pensato”. Ancor più grave il capitolo sanzioni: “Ma vi pare normale che l’autore di un articolo venga condannato per diffamazione a 800 euro di multa e il direttore del giornale si veda affibbiare 8 mesi di carcere per omesso controllo? No, non è normale” ha protestato Iacopino. E ancora, sulle sanzioni previste per “mancata rettifica”: si “prevedono somme importanti – rivela Iacopino – ma non specificano chi le debba versare. Ho chiesto che venga specificato che quella responsabilità è esclusivamente dell’editore e del direttore. Hanno convenuto. Vedremo quando il provvedimento arriverà in aula”.
@gabriele_scarpa
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