Non è soddisfacente il progetto di riforma delle norme sulla diffamazione a mezzo stampa. Se è vero che viene abolito (finalmente) il carcere per i giornalisti, lo è altrettanto il fatto che siano state innalzate le pene pecuniarie. Un modello che non riscontra il plauso né della Fnsi né della Fieg che in una nota congiunta hanno chiesto al parlamento di riprendere a lavorare sul progetto di legge.
Fieg e Fnsi hanno spiegato: “La proposta di legge, pur presentando aspetti positivi come l’eliminazione del carcere per i giornalisti che adegua, finalmente, l’Italia agli standard europei e a quelli dei principali Stati occidentaliregistra un eccessivo inasprimento delle pene pecuniarie, anche queste, come rilevato dalla giurisprudenza della Cedu, suscettibili di svolgere un forte effetto deterrente all’esercizio del diritto di cronaca”.
Spesso è più il rischio di dover corrispondere cospicue ammende che quello del carcere a bloccare i giornalisti. “Ulteriori criticità sono poi ravvisabili in materia di rettifiche, con l’obbligo della rettifica automatica che esclude la possibilità di commento da parte del direttore e con la previsione per i quotidiani on-line di dover mantenere in home page la rettifica per ben 30 giorni; nonché in materia di competenza territoriale, riconosciuta al giudice del luogo di residenza della persona offesa, con l’effetto di dar luogo ad una proliferazione di procedimenti penali, in contrapposizione al principio di certezza del diritto e aggravando l’esercizio del diritto di difesa da parte degli operatori dell’informazione”.
Dunque l’appello: “Fieg e Fnsi ritengono necessario un supplemento di riflessione da parte di forze politiche e Parlamento per una corretta rivisitazione della disciplina della diffamazione a mezzo stampa, nel perseguimento dell’interesse generale ad una libera e corretta informazione, garanzia fondamentale di democrazia”.