Ancora una tirata d’orecchie per l’Italia. E ancora una volta la “bacchettata” arriva dritta dritta da Bruxelles. O meglio: da Strasburgo, sede del commissariato Ue per i Diritti Umani.
Le recenti sentenze del Consiglio d’Europa emesse contro il Belpaese per il non rispetto della libertà di stampa e l’incarcerazione, per diffamazione, del giornalista calabrese 79enne Francesco Gangemi, venerdì scorso, mostrano nuovamente “che le leggi e le pratiche italiane sono inadeguate a proteggere la libertà d’espressione”. Lo ha detto all’ANSA il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks.
“La condanna al carcere per diffamazione o per comportamenti non etici non è in linea con quanto sancito nella Convenzione europea per i diritti umani” sottolinea il commissario facendo riferimento alle sentenze della Corte sui casi Belpietro e Ricci. Inoltre, osserva ancora Muiznieks, “tali misure minano la libertà d’espressione e conducono all’auto censura, due fattori che hanno effetti deleteri sulla democrazia”.
Secondo il commissario “i legislatori e i giudici italiani devono urgentemente prendere in considerazione la giurisprudenza della Corte di Strasburgo e far avanzare la libertà d’espressione in Italia”
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