La gente sembra continuare a dimenticare che postare sui media un brutto commento può portare a conseguenze molto serie quali la perdita del posto di lavoro o ripercussioni a livello giudiziario. Si tratta esattamente di quello che è successo a 74enne australiano Kenneth Rothe, il quale si è visto l’assegnazione di un risarcimento di 115.000 dollari dopo che un post diffamatorio su Facebook aveva rovinato la sua vita e la sua carriera. Ma andiamo nel dettaglio: nel 2014, un uomo di nome David Scott aveva postato sui social che le imprese di Rothe, due strutture alberghiere denominate Nirvana Village e Blue Dolphin Motels, erano utilizzate dai pedofili. Dopo che queste accuse si erano rivelate false e Scott aveva rifiutato di ritrattare, Rothe aveva sostenuto di essere vittima di minacce di morte via telefono e aggressioni fisiche che hanno persino costretto l’uomo ad una permanenza in ospedale. Condizioni che hanno finito per allontanare l’uomo dal suo business e dalla sua famiglia. Per fortuna il giudice Judith Gibson ha sentenziato che le affermazioni di Scott erano infondate e ha costretto il diffamatore ha risarcire Roth con una cifra pari a 115.000 dollari. Secondo Gibson “l’anonimato, l’istantaneità e l’ampia portata di internet, rendono il web uno strumento pericoloso, se nelle mani di persone che si credono crociati dell’informazione e della morale”.