DECRETO TV, ECCO I PUNTI CONTESTATI DALL’OPPOSIZIONE

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Secondo l’opposizione, il decreto legge del governo che recepisce la direttiva Ue n. 2007/65/CE colpisce la produzione di fiction e cinema italiani, opera un regalo a Mediaset e attua un giro di vite sull’informazione via Internet. Ecco riassunti i punti della contestazione:

– ECCESSO DI DELEGA
Il decreto legge, a fronte di una legge delega di 11 righe, conta ben venti articoli e rappresenta una riforma radicale delle norme tv e su Internet del nostro sistema. Il tutto scavalcando il Parlamento che, su questi provvedimenti, si esprime solo con un parere, non vincolante che deve essere dato entro 40 giorni dall’assegnazione alle Camere. In questo caso, dal 18 dicembre il termine scadrebbe il 27 gennaio.
– LA PRODUZIONE INDIPENDENTE
Viene cancellata la norma introdotta dal Governo nel ‘98 e nel 2007 sul sostegno alla produzione indipendente di fiction e cinema italiani, che prevedeva una serie di quote di trasmissione e investimento. Le quote di trasmissione vengono cancellate dal decreto, quelle di investimento – che restano al 10% per cento, e per la Rai diminuiscono dal 15% – di fatto diminuiscono perchè calcolate su una base imponibile diversa, ovvero non il fatturato ma la programmazione.
– I DIRITTI RESIDUALI
La norma sui diritti residuali, sempre per le produzioni nostrane, prevista dal testo unico sulle Tv e oggetto di un regolamento Agcom su cui era stato presentato un ricorso da Mediaset e Sky, è stata abrogata.
– GLI AFFOLLAMENTI PUBBLICITARI
Diminuiscono gli affollamenti pubblicitari per le emittenti sul satellite e si aumentano per Mediaset (il tetto per gli spot sulle pay tv passa dal 18 al 12% nel 2012, per Mediaset sale dal 6 al 12%).
– L’ISTRUTTORIA AGCOM
Si cancella l’istruttoria Agcom sull’eventuale superamento della quota del 20% di programmi che si possono diffondere con il digitale prevedendo che alcuni programmi Mediaset come quelli Premium o quelli ripetuti non rientrano tra quelli da conteggiare nella quota del 20%.
– INTERNET
Si attua una stretta su Internet inserendo nella definizione di servizi media-audiovisivi anche una parte di trasmissioni che vanno su Internet, prevedendo in sostanza che a questi siti si applichi lo stesso regime previsto per la carta stampata.

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