Si chiama Crowdooster la scommessa di tre giovanissimi imprenditori italiani, Francesco Gatti il fondatore, e i suoi due soci di Monza, Alessandro Ravati e Francesco Fumagalli. Una nuova, brillante progettualità, quella messa in campo, che, si spera, potrà portarli lontano.
Certo è ancora presto per parlare di un futuro radioso, ma in parte gli artefici di Crowdrooster sembrano aver già imboccato la strada giusta. Sopratutto dallo scorso mese di maggio quando tra circa 200 start up, provenienti da tutto il mondo, quella dei tre lombardi è stata selezionata come il miglior progetto innovativo, “aggiudicandosi” la possibilità di continuare a sviluppare l’idea presso il Level 39 del “Canary Worf” di Londra.
Si tratta del più famoso acceleratore di imprese del pianeta, dove hanno mosso i primi passi tanti giovani talenti, divenuti imprenditori di successo nel campo della finanza e dell’ hi-tech.
Ma ora veniamo al Crowdrooster.
E’ una nuova piattaforma che sviluppa e propone prodotti innovativi non ancora presenti sul mercato, visibili attraverso una specie di photogallery e opzionabili da parte di piccole e medie imprese che puntano ad espandersi anche al di là dei confini nazionali.
Oltre a soluzioni “originali” provenienti da ogni continente, il sito offre prodotti artigianali unici, come quelli realizzati dal maestro fiorentino Cosimo De Vita, rigorosamente made in Italy.
La novità sta nel fatto che la realizzazione degli ordini è “facilitata” dalla raccolta fondi on line, promossa dalla stessa Crowdrooster, che dà origine, così, a quello che è stato già definito come “crowd-commerce”.
Il nuovo progetto dei 3 startupper brianzoli consiste, in pratica, nell’aggiornamento e nel superamento del più tradizionale crowdfounding, a cui si richiama comunque, per stimolare le PMI ad essere più competitive con prodotti di qualità, vere e proprie novità, non ancora commercializzate.
Al business plan vincente ha contribuito anche il vicepresidente della JP Morgan, una delle più importanti società finanziarie d’Oltreoceano, tanto che la start up italiana ha già catturato l’interesse di numerose aziende americane.
Tra qualche mese si vedranno i primi profitti e sopratutto il volume d’affari che la nuova start up sarà in grado di generare.
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