Nuova organizzazione del lavoro e presenza sui social network per cercare i lettori. Scrivere sulla carta non basta più. È questa la ricetta di De Bortoli per il nuovo Corriere della Sera. Il piano editoriale 2012-2013 è stato presentano qualche giorno fa ai dirigenti della Rcs Media Group, la società che edita il quotidiano.
De Bortoli era il preferito di Monti per ristrutturare la Rai. Il premier lo avrebbe voluto come presidente. Il direttore ha declinato l’invito per la seconda volta (il primo rifiuto risale al 2009). De Bortoli preferisce riformare il suo giornale e sembra farlo con uno slancio “futuristico” non indifferente. L’informazione cambia. Devono trasformarsi anche i giornali e chi ci lavora. «I giornalisti risultano sempre più antipatici, arroganti e superficiali. Il giornalista della carta stampata non esiste più. È inutile illudersi che il lettore o il navigatore scopra da solo la qualità e la confronti con altre offerte informative. Il lettore dobbiamo andarlo a cercare noi, con umiltà, utilizzando ogni canale, ogni social network, ogni algoritmo a disposizione». Ora tutte le news circolano nella rete e «il pezzo si trasforma in un articolo geneticamente modificato». Dunque bisogna seguire, o magari inseguire, l’articolo affinché «non si rivolterà contro o diventi un’altra cosa».
E poi c’è tutto il mondo dei social network che, volenti o nolenti, veicolano una grande quantità di notizie. E qui subentra la nuova organizzazione del lavoro. I giornalisti devono essere presenti sui social per promuovere e presidiare le loro notizie. Non sono ammessi comportanti lascivi o non dignitosi perché ogni singolo giornalista partecipa alla reputazione del Corriere, «anche con un semplice retweet».
De Bortoli critica i giornali nati solo su internet. Per il direttore questi «non hanno né l’esperienza, né il back office dei giornali che hanno anche l’edizione cartacea. Questi ultimi restano il presidio della credibilità e dell’autorevolezza».
Non manca un’analisi dei concorrenti, o meglio dei “nemici”. Per De Bortoli gli aggregatori alla Google o Amazon, o i network alla Sky e alla Mediaset, rappresentano una grande minaccia alle testate tradizionali. «Se Mediaset acquistasse Libero o Virgilio unendoli a TgCom formerebbe un formidabile player». Ancora più temibili Google o Amazon che «sarebbero in grado di fare un solo boccone dei giornali tradizionali, se solo decidessero di investire in risorse giornalistiche».
Non manca un sottile critica alla gestione della società. Serve concretezza e tempestività. «Le liturgie non bastano», ha affermato De Bortoli riferendosi alle recenti scelte dirigenziali del gruppo.
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