Ipse dixit. E’ passato appena un anno da quando il “caro” De Benedetti si batté favorevolmente per eliminare i contributi diretti ai giornali “morti” che non vendevano copie ma sottraevano fondi allo Stato. Per l’editoria cooperativa e di partito era un periodo nero. Il Manifesto, l’Unità e Liberazione si trovavano sull’orlo del baratro. Poca pubblicità, poche vendite e giornalisti costretti a sacrifici enormi. E passato appena un anno. “Liberazione” purtroppo ha chiuso. Tanti altri piccoli giornali hanno chiuso. “Pubblico” addirittura ha trovato il tempo di uscire e chiudere. Ma il suo carrozzone teneva, anzi, la crisi sembrava solo sfiorarlo. Gongolava il “caro” De Benedetti: “lo Stato non può finanziare giornali già morti”. Dimentica il “sommo” che questi giornali rappresentano il pluralismo democratico del nostro paese e dimenticava ampiamente quando il suo gruppo percepiva valanghe di milioni dallo Stato come “contributi indiretti” per tariffe agevolate per le spedizioni e spese telefoniche.
Ipse dixit. E’ passato appena un anno e De Benedetti torna sugli “aiuti” alla stampa. Ma a differenza dell’anno scorso, questi aiuti li invoca a se. Sull’ultimo numero di “Prima comunicazione” il “sommo” De Benedetti chiede aiuto al prossimo Governo. Un credito d’imposta per le aziende che investono in pubblicità «Una proposta semplice – spiega De Benedetti , in traducibile immediatamente e che potrebbe essere positiva per il Paese, per i conti dello Stato, per la sopravvivenza di uno strumento fondamentale di democrazia». Il provvedimento «sarebbe ampiamente recuperato dallo Stato sotto forma di maggior lavoro, meno cassa integrazione, più Iva e più Pil». Il settore è «al limite della sopravvivenza» rileva De Benedetti: «Penso, con dispiacere, che molte decine di giornali chiuderanno nel corso del 2013. È un’esigenza democratica che giornali con diverse opinioni sopravvivano nonostante la drammaticità della situazione».
Evidentemente dopo un anno, la crisi che ha colpito gli “inutili giornali morti” ora attanaglia il suo impero. Prima era giusto affermare che lo Stato doveva mettere un freno ai finanziamenti ai giornali. Ora invece bisogna allargare la cinghia, per esigenze “democratiche”.
Ipse dixit. “ Espressione usata nel Medioevo dai seguaci di Aristotele per affermare l’autorità e la verità assoluta di ogni principio del loro maestro”.
Caro De Benedetti, vada a farsi una ripassatina di Storia, democrazia e pruralismo..
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