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DDL Riassetto televisivo. Ecco la proposta di Reasat per uscire dall’impasse

Presentazione alle Forze politiche presenti in Parlamento, agli Organi Regionali, ai Corecom e alla stampa della proposta di disegno di legge per il “Riassetto radiotelevisivo” indispensabile per la difesa della libertà d’informazione garantita dal fondamentale servizio pubblico svolto dell’emittenza locale fino all’ultimo miglio del Paese. Nei confronti delle emittenti locali, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e l’AGCOM continuano a calpestare l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà d’espressione e sulla libertà d’impresa. Il Piano di assegnazione delle frequenze digitali delle radio e tv locali è stato approvato dall’AGCOM e dal MISE in piena violazione delle norme comunitarie. Pertanto le frequenze assegnate alle tv locali non sono riconosciute dalla Comunità Europea creando conflitti con i Paesi confinanti di enorme portata anche per il servizio interno costretto a comprimersi per non incorrere in provvedimenti repressivi per mano degli Ispettorati del Ministero e dell’AGCOM. Il comparto è in attesa del bando di gara per le frequenze televisive residue ma già sappiamo che è un IMBROGLIO che si aggiunge al colossale IMBROGLIO dello switc off del 2010 per il quale le lobby dell’elettronica e del conflitto d’interessi hanno fortemente lucrato anche ai danni dei consumatori. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul tema ma temiamo che alla fine, come tutte le cause italiane, potrà finire in una bolla di sapone: TUTTI ASSOLTI senza nessun responsabile dei gravi danni inflitti alle emittenti. La Radio digitale è ferma al palo, mentre la tv sta morendo. Sono 350 le aziende in stato prefallimentare; 2800 tra cassaintegrati, precari e disoccupati. E’ una tragedia più grande dell’ILVA e di Elettrolux in quanto sono in ballo migliaia di posti di lavoro e la fondamentale libertà costituzionale sul pluralismo dell’informazione. Abbiamo più volte chiesto ad AGCOM e MISE di convocare un Tavolo di lavoro, ma è come parlare ai sordi. Tuttavia la possibilità di rimediare ai danni commessi è possibile in occasione del nuovo standard televisivo DVB-T2 che entro il 2015 dovrà entrare in vigore. Tale standard consente di comprimere i segnali in modo tale che una sola frequenza possa contenere fino a 20 programmi rispetto agli attuali 6 del DVB-T. E’ una occasione da non perdere per adeguare il Piano alle Direttive europee e alla Costituzione italiana, per salvare le aziende, posti di lavoro, libertà e pluralismo informativo, sviluppo e benessere per l’Italia. “Per realizzare tale opportunità, il Parlamento dovrà necessariamente approvare una nuova legge di riforma del sistema radiotelevisivo nella quale dovranno essere contenute precise norme di attuazione per il MISE e l’Autorità in modo da impedire ulteriori vantaggi in favore della nota lobby del conflitto d’interessi ben inserita nelle istituzioni anche attraverso le associazioni di categoria” ha dichiarato il Presidente della REA Antonio Diomede. Dunque, il disegno di legge per la riforma del settore dovrà affrontare le seguenti tematiche strettamente connesse al salvataggio dell’emittenza locale: Riassetto del sistema radiotelevisivo con una nuova Pianificazione conforme alle norme CEE e Costituzionali da attuarsi in occasione del DVB-T2; Abrogazione della legge 448 per agganciare il sostegno economico al canone RAI, dovuto per diritto costituzionale, ai fini della salvaguardia del pluralismo radiotelevisivo come previsto dalla legge 422/93. Oltretutto, tale provvedimento farebbe risparmiare allo Stato ben 150 milioni di euro/annui; Misure di sostegno per l’avviamento della Radio digitale come già previsto dalla legge 112/04, articolo 24, comma 2 (mai attuato); Ripristino della normativa relativa alle provvidenze di cui alle legge 250/90 riservate all’editoria radiotelevisiva locale; Abrogazione dei privilegi economici alle radio e tv di partito; Revisione dei Regolamenti per la ripartizione e assegnazione dei benefici economici con regole eque e trasparenti sottoposte costantemente sotto la vigilanza degli organi di controllo istituzionali.

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