DDL LAVORO: SCATTANO SUBITO GLI AGGIUSTAMENTI, RETE DI SALVATAGGIO PER GLI ESODATI

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Sembra che gli esodati, categoria diventata tristemente nota negli ultimi mesi che hanno portato al varo definitivo della riforma del lavoro, siano destinati ad un salvataggio in extremis.
Dopo il fattaccio dell’Inps che smentiva i dati del ministro Fornero sul numero effettivo della categoria, (sembrerebbe che siano più di 390.000) per alcuni di loro se non tutti, qualcosa inizia a muoversi.
Nella bozza “Salva esodati”, vengono fissati i criteri per garantire l’accesso alla pensione con le vecchie regole, alla nuova platea di 55mila addetti che era stata indicata dal ministro del Lavoro il 19 giugno scorso alla Camera e che si aggiunge ai primi 65mila lavoratori già tutelati con un decreto ministeriale ad hoc.
Rientrano nel decreto coloro che hanno stipulato in sede governativa un accordo per la mobilità o la cassa integrazione straordinaria entro il 31 dicembre anche se, alla data del 4 dicembre, l’ammortizzatore sociale non era stato attivato.
Per loro viene assicurata anche la vecchia disciplina per la mobilità «con particolare riguardo al regime di durata», rientrano nella categoria anche gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese.
Secondo round anche per i lavoratori per i quali era stata autorizzata la prosecuzione volontaria di contribuzione e che maturano i requisiti per la pensione tra il 24° e il 36° mese dal varo del «Salva-Italia», vale a dire entro il 31 dicembre 2014.
Tutelati, poi, anche i lavoratori che hanno fatto accordi individuali per l’uscita incentivata dall’azienda e che maturano i requisiti per la pensione entro lo stesso periodo (24-36 mesi da conteggiare partendo dal 1° gennaio).

Nel decreto, inoltre, si conferma con il valore di norma primaria il contenuto del decreto ministeriale già firmato da Elsa Fornero e Mario Monti per la prima platea di salvaguardati (i 65mila individuati tra il varo della riforma e del “proroga termini” di gennaio.
Per l’approvazione del testo i tempi previsti sono di 60 giorni dal varo del decreto, nella manovra l’Inps avrà il compito di monitoraggio delle richieste di domande di pensionamento pervenute.
Si tratta ad ogni modo di un primo passo verso la tutela della categoria dei lavoratori che si trova nel limbo del pre – pensionamento che costerà al Governo 5 miliardi nel solo periodo 2013-2019.
Ogni cosa ha un suo costo, lo sa bene Mario Monti che cerca di bilanciare l’ago della bilancia, annunciando ulteriori modifiche su alcune norme sulla flessibilità in entrata e i contratti (per accontentare il Pdl) e sui tempi di transizione al nuovo assetto degli ammortizzatori sociali (su spinta del Pd).

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