Governo e maggioranza hanno fatto sapere che sulle intercettazioni “si tornerà al testo della Camera”. In realtà, il passo indietro riguarda soltanto il divieto di pubblicare, anche “per riassunto”, gli atti di indagine non più segreti. A parte questo restano la registrazione fraudolenta (norma D’Addario) punita fino 3-4 anni di carcere (salvo per chi esercita il diritto di cronaca); lo slittamento di un anno della norma che attribuisce al Tribunale collegiale il compito di autorizzare gli ascolti; l’intercettabilità anche del reato di stalking (emendamento Li Gotti); la salvaguardia dei parlamentari e dei loro familiari; la norma transitoria che fa scattare le nuove regole (compresi i divieti di pubblicazione) anche nei processi in corso (ferme restando le intercettazioni già autorizzate).
Governo e maggioranza promettono però qualche passo avanti per rendere più soft il provvedimento: oltre a cancellare la censura totale alla stampa, saranno ridotte le sanzioni agli editori e potrebbero essere presentate norme meno rigide per piazzare cimici e microspie. In ogni caso, le nuove modifiche saranno concordate con i deputati della maggioranza, per evitare che alla Camera il testo subisca ulteriori cambiamenti.
Il termine per le modifiche scade venerdì sera perché ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso di far approdare il ddl in Aula lunedì 31 maggio. Decisione presa a maggioranza, che oggi sarà votata dall’Assemblea. L’opposizione è contraria e teme che l’accelerazione sia il preludio del voto di fiducia.
“Hanno fretta per poter applicare subito le nuove norme alla cricca – osserva il dipietrista Luigi Li Gotti-. Le cricche altro non sono che associazioni per commettere atti corruttivi e con questa legge ci sarà un arretramento vistoso nella lotta al crimine”. Li Gotti ricorda infatti che il ddl “cancella la norma voluta da Giovanni Falcone nel ‘91 che prevede una procedura più semplice per autorizzare le intercettazioni per tutti i reati di criminalità organizzata, non solo quella mafiosa”.
Antonietta Gallo
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