Ddl diffamazione: bocciato l’art.1 che prevedeva il carcere per il giornalista e una multa per il direttore. Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl: «Cerchiamo di recuperare l’accordo». Vincenzo Vita, Pd: «Era una morte annunciata. Finalmente è stato eliminato un provvedimento “porcata”. Soddisfatti anche Udc, Idv e Api. Franco Siddi, segretario della Fnsi, e Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti: «È stato giusto votare contro. Ma resta la preoccupazione per la legge attuale.Intanto Alessandro Sallusti, dalla cui condanna per diffamazione a 14 mesi di reclusione è iniziato l’iter del ddl in questione, attende, suo malgrado, la convalida dei domiciliari.
L’esito della settimana scorsa è stato ribaltato. Ancora una volta il ddl diffamazione smentisce ogni pronostico logico. Il Pdl, che la settimana scorsa ha avallato l’emendamento di Filippo Berselli (presidente della commissione Giustizia, nonché relatore del testo) non ha votato. Forse ha ascoltato il consiglio del pidiellino, Maurizio Gasparri. Il capogruppo dei senatori del Pdl, avrebbe invitato i suoi a non votare l’emendamento di Berselli.
E così è stato. Infatti, con il voto segreto chiesto dal capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, 123 senatori hanno votato contro l’emendamento “salva direttori” di Berselli; solo 29 i parlamentari a favore; 9 gli astenuti. E pensare che qualche giorno fa il provvedimento aveva avuto 122 voti favorevoli e “solo” 111 contrari e 9 astenuti.
Il voto segreto ha fatto il suo effetto, o in Via dell’Umiltà sono cambiate le direttive? Non possiamo dirlo. Fatto sta che il presidente del Senato, Renato Schifani, ha sospeso la seduta. La discussione del ddl è stata rinviata a data da destinarsi.
Rammaricati, ma speranzosi gli esponenti del Pdl. «Recuperiamo l’accordo sulla diffamazione, elaborato e poi saltato in parlamento. Mettiamo fine al più presto a una situazione assurda e paradossale che da troppe settimane tiene banco e che sta offrendo dell’Italia uno spettacolo non degno di un paese democratico e civile quale il nostro dovrebbe essere» ha affermato Cicchitto.
Il Pd, invece si mostra soddisfatto. «Grazie anche a una bella manciata di senatori della destra che ha votato contro l’art.1 di un provvedimento “porcata”. Abbiamo vinto, perché decaduto l’art.1 decade tutto. Era una morte annunciata», ha affermato il democratico Vincenzo Vita.
Dello stesso parere l’Idv, l’Udc e l’Api. «Era una pessima proposta di legge, nonché incostituzionale», ha detto Luigi Li Gotti, responsabile della commissione Giustizia per l’Idv. Il presidente dei senatori dell’Udc, Giampiero D’Alia ha affermato che la bocciatura del carcere ha riabilitato il Parlamento. Ha espresso soddisfazione anche il leader dell’Api, Francesco Rutelli.
E nonostante l’accantonamento dell’attuale ddl diffamazione (ipotesi a questo punto molto probabile) possa far ritornare alle legge precedente del 1948 (la quale prevede il carcere da uno a sei anni insieme ad una sanzione pecuniaria fino a 5 mila euro) Franco Siddi, segretario della Fnsi, ha affermato che si è evitato che «il rimedio sia ingiusto e peggiore del male».
Fa eco il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino: «Sono grato a chi ha votato per mandare a morte una legge assurda. Ma resta la preoccupazione per ciò che avverrà, dal momento che rimane la vecchia legge».
Intanto Sallusti, anche se ha più volta affermato di non voler misure alternative, ha molte probabilità di ricevere gli arresti domiciliari a casa della compagna, nonché parlamentare del Pdl, Daniela Santanché.
Se il magistrato di sorveglianza convaliderà tale ipotesi, chiesta dalla Procura di Milano, il direttore del Giornale potrebbe anche continuare a svolgere il suo lavoro.
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