DDL DIFFAMAZIONE, GROSSO: «MISURE IRRAGIONEVOLI E REPRESSIVE»

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Carlo Federico Grosso, avvocato penalista e professore di diritto penale, è molto critico nel confronti del ddl diffamazione, varato in occasione della condanna a 14 mesi di reclusione comminata ad Alessandro Sallusti, e approdato oggi nell’aula di Palazzo Madama, dopo un lungo travaglio in commissione Giustizia.
«Il ddl contiene misure irragionevoli. Le multe sono troppo pesanti. Ed è paradossale restituire i contributi pubblici. Estendere le sanzioni pecuniarie ai blog e ai libri significherebbe strangolarli. E poi c’è il rischio di duplicare le sanzioni disciplinari» afferma Grosso in un’intervista rilasciata Repubblica.
Per il noto penalista il ddl appena sfornato è «incredibile, allucinante, folle. Eliminare il carcere è ragionevole. Ma il resto è un attentato alla libertà di stampa». Ad iniziare dal carico delle sanzioni pecuniarie che variano da 5 mila a 100 mila euro. È stato inutile il tentativo di portare il tetto a 50 mila. Anzi, le pene possono anche raddoppiare in caso di recidiva nei due anni precedenti.
Per Grosso «i piccoli editori rischiano di fallire. Quelli grandi saranno in difficoltà. Gli editori potranno intimidire i direttori e i giornalisti per evitare inchieste troppo pungenti a rischio querela. Inoltre alcuni potrebbero decidere di non farsi più carico delle somma da pagare [in caso di multe e risarcimenti,ndr] e caricarle sul giornalista [come voleva imporre per legge l’emendamento soprannominato “anti-Gabanelli”]».
Inoltre il ddl prospetta, in caso di querela, la restituzione dei contributi pubblici. «È paradossale aggiungere la resa dei fondi all’editoria. Sarebbe una duplicazione delle sanzioni pecuniarie, già pesanti di per sé», ha affermato il professore di diritto penale.
Passando alle sanzioni disciplinari Grosso non è meno duro: «Può essere giusta la sospensione dall’Albo nei casi più gravi, ma serve ragionevolezza. Invece il ddl affianca la possibile sospensione ad ulteriori sanzioni disciplinari decise dall’Ordine. È troppo. Così si rischia di intimidire i giornalisti».
Riguardo al capitolo rettifiche, per Grosso va bene regolarle e renderle effettive. Tuttavia «una disciplina così dettagliata, burocratica e invasiva è lesiva per la libertà del direttore. Rischia di essere più una punizione che un riparo all’onore offeso». A tal proposito bisogna precisare che il ddl prevede l’obbligo di rettifica senza commento e per intero. Inoltre è previsto la pubblicazione per esteso delle sentenze di condanna. Il tutto anche per libri e pubblicazioni non periodiche. Queste ultime dovranno, quindi, per adempiere tempestivamente al dovere di rettifica, affittare (e quindi pagare) le pagine dei quotidiani.
E poi c’è ancora il rischio di estendere la norma al web. E sarebbe comprensibile per le testate online. In fondo sono giornali a tutti gli effetti (cambia solo il supporto su cui vengono veicolati i contenuti). Ma per i blog personali sarebbe eccessivo. Altro che bavaglio all’informazione!

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