Pd e Pdl trovano un’intesa. La relatrice del Pd si era dimessa e il testo era tornato in commissione. «Abbiamo trovato l’accordo sul nuovo testo». Lo ha detto il presidente della Commissione del Senato, Filippo Berselli, uscendo dalla studio del capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, con la quale aveva avuto una riunione per vedere di arrivare ad un’intesa sulla nuova versione del ddl Diffamazione.
L’accordo raggiunto tra Pd e Pdl sul testo della diffamazione prevede di portare in Aula una versione molto più snella del provvedimento nella quale si dice no al carcere per i giornalisti che diffamano e si fissa a 50.000 euro il tetto massimo per la cauzione pecuniaria.
Per quanto riguarda la rettifica, questa dovrà essere pubblicata immediatamente e senza commenti. Se la rettifica verrà fatta secondo quanto previsto dalla norma, diventerà un’attenuante «fino a 2/3 nel caso in cui ci sia un giudizio penale e sarà uno dei criteri per la determinazione del risarcimento del danno». Sarà solo su questi tre aspetti che si baserà il nuovo testo sulla diffamazione.
Verranno tolte tutte le altre norme, inserite in Aula, che riguardano la censura dei libri, la possibilità di decurtare i rimborsi dell’editoria e la previsione del secondo articolo 700 (procedura d’urgenza) nel caso in cui non si ottemperi ad una corretta rettifica. È con questo accordo che la maggioranza si appresta a riaffrontare l’Aula martedì prossimo.
Il ddl diffamazione era tornato all’esame della Commissione Giustizia del Senato. Ad annunciarlo era stata Finocchiaro, al termine della conferenza dei capigruppo convocata da Renato Schifani per fare il punto sul provvedimento dopo che Il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia Silvia Della Monica si era dimessa da relatrice del provvedimento. La parlamentare aveva anche annunciato che voterà contro l’articolo 1 del ddl.
«Il testo torna in Commissione per un espianto – ironizzava Finocchiaro – il testo va asciugato dalle molte aggiunte che ci sono state in Aula e che impedirebbero al mio gruppo di votare l’articolo 1 del ddl». Tra le norme criticate dalla Finocchiaro rientrano quelle della «censura dei libri» o quella della possibilità di utilizzare i contributi per l’editoria in caso di diffamazione. Finocchiaro aveva espresso l’esigenza di avere un testo più snello.