DDL DIFFAMAZIONE, APPROVATO IL TESTO BASE: NO AL CARCERE, SI A MULTE E RETTIFICHE. MARTEDÌ SI VOTA IN AULA

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Ddl diffamazione: la maggioranza ha votato un testo base con soli due articoli. Le multe sostituiranno il carcere. Ci saranno norme stringenti sulla rettifica. Martedì prossimo si attende il “sì” dell’Aula.
La commissione Giustizia del Senato ha approvato, dopo quaranta giorni di indecisioni e rinvii, il ddl diffamazione, varato in seguito alla condanna a 14 mesi di reclusione, per diffamazione all’ex direttore di Libero, Alessandro Sallusti.
I dieci emendamenti, cinque dell’Idv, tre dell’Api e due di Vincenzo Vita (senatore Pd), sono stati ritirati grazie alla mediazione del capogruppo Pdl della commissione Filippo Berselli (nonché ormai unico relatore del testo in seguito alle dimissioni della collega del Pd, Silvia Della Monica).
Il nuovo testo ha riscosso un’ampia adesione. È stato condiviso, infatti, da Pdl, Pd, Udc e Idv. Contrari solo l’Api e la Lega. «È andata bene. L’accordo ha tenuto. E terrà anche in Aula», ha promesso, con non poco ottimismo, Berselli.
In effetti i capigruppo di Pd e Pdl hanno già siglato il dispositivo. Eventuali emendamenti saranno a titolo personale. Ma comunque, andranno, eventualmente, discussi con lo stesso zelo.
L’accordo, seguito da un discusso rinvio in commissione (che ha fatto gridare all’incostituzionalità il senatore della Lega Roberto Calderoli), è stato raggiunto scremando i punti controversi che hanno causato rinvii e disaccordi. È stata eliminata l’interdizione alla professione anche per i giornalisti recidivi.
Tuttavia l’Api non ha intenzione di demordere sul punto. Il partito di Francesco Rutelli vorrebbe, infatti, reinserire l’interdizione da un mese ad un anno, per i giornalisti “recidivi”.
È stata eliminata, invece, l’estensione della norma al web. I blog e le testate puramente telematiche non avranno l’obbligo di rettifica. Che toccherà, all’opposto, ai siti internet delle testate cartacee, così come a quelle radiotelevisive. E proprio questa “divisione” potrebbe sollevare una ipotesi di discriminazione del medium utilizzato per veicolare le notizie. Per quale motivo i giornali online non dovrebbero rettificare? La questione è stata posta anche da Caterina Malavenda, avvocato ed esperta di diritto dell’informazione.
Passando ad un altro punto del ddl, non è più prevista la “multa raddoppiata” per i giornali che incassano i contributi pubblici. Infatti si era parlato di una restituzione dei contributi allo Stato per una misura uguale alle entità della multa ricevuta.
Infine è stato eliminato l’emendamento “ammazza libri” che imponeva anche alle produzioni editoriali non periodiche di rettificare. Queste, per assolvere a tale obbligo, avrebbero dovuto comprare degli spazi sulle pagine dei principali quotidiani.
Dunque nel ddl sono rimasti due articoli (prima erano tre) che trattano i tre punti principali della diffamazione a mezzo stampa: l’eliminazione del carcere, le sanzioni pecuniarie (che varieranno da 5 a 50 mila euro), e l’obbligo di rettifica. Quest’ultima, con l’attuale ddl, non ha limiti di spazio. Mentre attualmente c’è un limite massimo di trenta righe. Inoltre il nuovo testo prevede la pubblicazione della “correzione” con lo stesso rilievo dell’articolo diffamatorio e senza il corredo del commento. E, in caso di richiesta della parte lesa, dovrà essere pubblicata anche l’eventuale sentenza del tribunale.
Nel caso in cui la rettifica sarà pubblicata come la “legge comanda”, le pene saranno ridotte. E ci sarà uno sconto delle multa fino ai due terzi del totale. In caso contrario, le ammende aumenteranno ed è prevista una ammenda compresa tra gli 8 e i 16 mila euro. Non sembra essere prevista una condanna, come ha chiesto la Fnsi, per la richiesta di rettifiche “temerarie”, ovvero senza fondamento di verità. E non è previsto nemmeno un “premio” per chi si corregge volontariamente, senza la richiesta del diffamato.
Dopo tante discussioni sembra che, finalmente, la commissione abbia sfornato un ddl di compromesso.
E non manca soddisfazione e ottimismo. «Apprezzo lo sforzo fatto dalla commissione», ha affermato Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. «Sono soddisfatto. Il testo si può ancora migliorare. Ma la base resta ferma», ha dichiarato Berselli.
Anche la Fnsi, fino ad ieri apparsa sempre contraria al ddl, è apparsa moderatamente soddisfatta. «La nuova bozza di legge sembra sulla buona strada. Ma c’è bisogno di ulteriori correzioni» la posizione della federazione.
C’è poi da considerare “l’ostinazione” di Vita. Il senatore del Pd cercherà di ridurre il tetto massimo delle multe portandolo da 50 a 20 mila euro. Ma sarà difficile farlo visto che, inizialmente, il limite era stato fissato a 100 mila euro e non è stato facile dimezzarlo.
Ora non ci resta che aspettare il verdetto dell’Aula di palazzo Madama. La discussione del testo avverrà martedì 13. Da qui, se ci sarà l’accordo, il ddl passerà alla Camera per l’approvazione finale.
Per il ddl diffamazione, forse, è solo la fine dell’inizio.

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