Categories: Giurisprudenza

DDL COMUNITARIA DECLASSA L’ITALIA NELLA CLASSIFICA DI REPORTER SENZA FRONTIERE

Il 2011 è stato un anno grigio per la libertà di stampa e per il lavoro dei giornalisti nei 179 Paesi del mondo, secondo l’ultimo rapporto di Reporter senza Frontiere, reso noto oggi. Il rapporto 2011-2012 dell’organismo internazionale «contiene molti cambiamenti per quanto riguarda le posizioni dei Paesi, cambiamenti che riflettono un anno incredibilmente ricco di sviluppi, soprattutto nel mondo arabo», ha dichiarato oggi, mercoledì 25 gennaio, Reporter senza frontiere, in occasione della pubblicazione della sua decima Classifica Mondiale della Libertà di Stampa. «Molti mezzi d’informazione hanno pagato a caro prezzo la loro copertura mediatica delle aspirazioni democratiche o dei movimenti di opposizione. Il controllo delle notizie e delle informazioni continua a rappresentare una sfida per i governi e a essere motivo di sopravvivenza per i regimi repressivi e totalitari. L’anno appena trascorso ha anche messo in luce il ruolo fondamentale giocato dagli internauti nel produrre e diffondere le notizie».
Reporter senza Frontiere bacchetta in particolare le grandi democrazie, dove la situazione è peggiorata nel corso dell’ultimo anno, come negli Stati Uniti, che dal 20° posto della classifica 2010 precipitano al 47° nel 2011. L’Italia è al 61°, la Francia è al 38° posto. Mentre Finlandia e Norvegia confermano il loro primo posto ex aequo, in Europa sono la Bulgaria (80°) e la Grecia (70°) ad occupare le peggiori posizioni. Il “trio infernale” resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord. Nei primi 10, dopo Finlandia e Norvegia, risultano in ordine: l’Estonia e l’Olanda, L’Austria, l’Islanda e il Lussemburgo, la Svizzera, per la prima volta il Capo Verde, il Canada. Negli ultimi dieci posti della classifica figurano invece: il Sudan, lo Yemen, il Vietnam, il Barhein, la Cina, l’Iran, la Siria, il Turkmenistan, la Corea del Nord, e ancora l’Eritrea all’ultimo posto.
Per quanto riguarda l’Italia «che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione – si legge nel testo di RSF -, con le dimissioni di Silvio Berlusconi ha da poco voltato la pagina del conflitto di interesse. Ciò nonostante – prosegue l’organismo internazionale per la libertà di stampa – il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l’intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete».

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