La nascita del gigante Mondazzoli getta molti interrogativi sul futuro dell’editoria italiana. I piccoli editori, presenti alla fiera della piccola e media editoria Più libri Più liberi, non vogliono aspettare la decisione dell’antitrust e fanno fronte comune con una proposta di legge che mira a “contenere il più possibile disparità e distorsioni già esistenti sul mercato editoriale”. Il focus di chiusura di Più libri Più liberi è quantomai emblematico dell’attualità vissuta dall’editoria italiana: ‘Davidi e Golia. Mondazzoli ucciderà i piccoli editori?’.
Se dall’acquisizione di Rcs Libri da parte del Gruppo Mondadori nasce il Golia dell’editoria italiana, dall’altro lato l’Osservatorio degli editori indipendenti (Odei), di cui fanno parte un’ottantina di piccole case editrici, deposita alla Camera una proposta di legge. Gli editori chiedono, tra le altre cose, sconti massimi del 5% sul prezzo dei libri, l’istituzione di un albo delle librerie indipendenti e detrazioni fiscali per l’acquisto di un libro.
L’editore Andrea Palombi della casa editrice Nutrimenti spiega che proprio in questi giorni “ci sarà la presentazione ufficiale della proposta di legge”. Secondo Palombi le differenze di forza contrattuale tra grossi gruppi ed editori indipendenti (che lavorano su margini minimi) passano dagli sconti sul prezzo dei libri. “Oggi la legge Levi prevede un tetto del 15% di sconto, con possibilità di campagne promozionali fino al 25% e questa è la falla per cui in libreria ci sono tutto l’anno libri al 25% di sconto”, dice ancora Palombi.
L’editore fa poi notare che “l’editoria ha un problema di spazi. Il grosso editore che arriva in libreria non dà solo il bestseller, ma almeno altri 10 titoli. Questo significa sottrarre spazi a chi fa l’editore indipendente. Non voglio dire che i grossi facciano brutte cose e i piccoli belle, ma questo crea disparità”. Creare un sistema più equo, dunque, per “avere le stesse possibilità, combattere ad armi pari”, interviene Chiara Valerio, scrittrice ed editor di Nottetempo. Palombi poi torna sulla questione Mondazzoli spiegando che “sia in Francia che in Germania fusioni del genere sono state respinte dall’Antitrust. A me mette paura l’omologazione, non la frantumazione. Nel 2014 Mondadori ha chiuso il primo bilancio in utile. L’operazione Mondazzoli viene dunque fatta in debito e questo apre il rischio che qualcuno all’estero ti compri”.
Defiscalizzare le donazioni alle case editrici, la proposta di Lorenzo Ribaldi de La Nuova Frontiera, così come “accade negli Stati Uniti e in Italia per i partiti politici. Non devi essere per forza ricco per fare l’editore, ma puoi avere degli amici facoltosi”. Ma alla fine, avverte il presidente dell’Associazione Librai Italiani Alberto Galla, “la cosa più importante è che vengano fatti buoni libri, sia dai piccoli che dai grandi. I librai non sono una categoria di imbecilli. La nostra libertà di scelta, tanto più che oggi si compra dai grossisti, non viene messa in discussione dalla nascita di Mondazzoli”.
Non solo piccola editoria, alla fiera di Roma hanno partecipato per la prima volta anche esponenti dei grandi editori, come ad esempio l’amministratore delegato di Mondadori Libri, Enrico Selva Coddè, il direttore operativo di Feltrinelli, Alessandro Monti ed il presidente e ad di Gems, Stefano Mauri. Piccola e grande editoria a confronto per capire come cambiano i rapporti di forza e cosa li aspetta nel prossimo futuro.
In questo quadro la nascita di Mondazzoli ha già svolto una funzione positiva facendo venire al pettine tanti nodi del mondo editoriale. Ora finalmente si discute e dibatte cercando soluzioni. D’altronde proprio questo è lo scopo di manifestazioni come Più libri Più liberi, aperta il 4 dicembre con l’invito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad “adoperarsi per garantire la maggiore libertà editoriale possibile”. Sulla stessa strada, il ministro dei Beni e Attività Culturali, Dario Franceschini, ha annunciato di aver “scritto una lettera ai produttori delle quattro tv nazionali, proponendo di lavorare con loro ad un patto per la lettura”.
Presente all’incontro di chiusura di Più libri Più liberi, Lidia Ravera (assessore alla cultura della Regione Lazio) afferma che “la via più giusta sarebbe coprire il rischio di fare gli editori indipendenti con denaro pubblico. É uno dei casi in cui serve la politica”. Ancora, secondo l’assessore sarebbe necessario fare trasmissioni di libri in tv che non siano veline della grossa editoria: “Noi viviamo una dittatura dolce e dobbiamo difendere la piccola editoria, altrimenti il conformismo ci mangerà”.
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