Meta, l’ultimo schiaffo: dall’Ue arriva una maxi sanzione da 1,2 miliardi di euro. Colpa del data flowing, cioè del trasferimento dei dati degli utenti europei della galassia Facebook sui server americani. Il garante per la privacy ha scelto di andarci giù pesante. E ha irrogato la super multa a cui Meta adesso intende opporsi. Intanto, le autorità comunitarie hanno dato a Zuckerberg cinque mesi di tempo per cessare i flussi di dati dall’Europa agli Stati Uniti.
La battaglia dei dati è solo all’inizio anche se, alle sue spalle, ha già almeno dieci anni di storia. La lotta è cominciata, infatti, con le rivelazioni di Edward Snowden e con le iniziative di attivisti europei, tra cui l’austriaco Max Schrems, che chiedevano trasparenza in merito ai dati e al loro utilizzo.
Intanto Meta, svelando il bluff delle minacce di chiudere baracca e burattini se fosse stata sanzionata dalla Ue, ha definito la multa “ingiustificata e non necessaria”. Pertanto, Nick Clegg, president global affairs di Meta e Jennifer Newstead, Chief legal officer, hanno messo nero su bianco le ragioni dell’opposizione del gigante del web alla sentenza del garante Ue. “Esiste un conflitto di leggi tra le regole del governo degli Stati Uniti sull’accesso ai dati e il diritto alla privacy europeo, che i responsabili politici dovrebbero risolvere in estate. Migliaia di aziende e organizzazioni si affidano alla capacità di trasferire dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per operare e fornire servizi quotidiani”. Secondo i dirigenti Meta: “La nostra priorità è garantire che i nostri utenti, inserzionisti, clienti e partner possano continuare a utilizzare Facebook mantenendo i propri dati al sicuro. Intendiamo impugnare sia la sostanza della decisione che le richieste, inclusa la multa”.
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