La scorsa settimana i nuovi risvolti della vicenda Datagate hanno mostrato come la National Security Agency (Nsa) abbia violato i data center di Google e Yahoo!. La notizia – rivelata dal Washington Post – è stata duramente smentita dal numero uno della Nsa, il generale Keith B. Alexander: “Non è mai successo […]. L’Nsa non ha mai violato un database”. Adesso il quotidiano di Washington mostra le prove di queste violazioni.
L’articolo di mercoledì scorso, sostiene il Washington Post, non diceva che la Nsa è entrata direttamente nei server e nei database dei due colossi. Mostrava invece che l’agenzia di intelligence – insieme al Government Communications Headquarters (GCHQ), l’agenzia di spionaggio del Regno Unito – ha intercettato le comunicazioni private interne ai data center che entrambi i gruppi avevano in tutto il mondo.
Secondo i documenti rivelati da Edward Snowden, l’ex informatico della Nsa, e le testimonianze di alcuni funzionari raccolte dal quotidiano, l’agenzia non è entrata direttamente negli account degli utenti. Ha invece intercettato le informazioni mentre si spostavano attraverso le fibre ottiche da un data center all’altro.
La mossa è stata portata a termine cercando nei sistemi cloud di entrambi i gruppi californiani i dati che viaggiano nei cavi in forma criptata. “Questo non è traffico che puoi incrociare all’esterno del network privato di Google”, ha detto un esperto al Washington Post. Le informazioni contenute nei documenti della Nsa sono protocolli binari RPC, che il colosso di Mountain View non pubblica sulla rete: quindi prova di come l’agenzia di spionaggio sia entrata nei sistemi di comunicazione del gruppo.
Intanto il presidente esecutivo di Google, Eric Schmid, in un’intervista al Wall Street Journal ha definito le azioni della Nsa “scandalose”, sostenendo che la pratica – se fosse confermata – sia “una cattiva politica […] forse illegale”. (fonte TMNews)
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