«La critica che noi abbiamo sempre fatto non è solo al ‘beauty contest’, ma al rapporto di conversione adottato e attraverso il quale lo Stato si è spogliato del diritto di recuperare risorse di cui è titolare per poterle destinare, alle migliori condizioni economiche, agli usi più efficienti, secondo principi di neutralità tecnologica. Per sostenere la tesi contraria si fanno osservazioni contestabili». Lo affermano in una lettera scritta alla Repubblica Nicola D’Angelo, Michele Lauria e Sebastiano Sortino, commissari dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
«La Commissione Europea non ha indicato il modo in cui le frequenze devono essere assegnate, ma ha ribadito la necessità di aprire il mercato ai nuovi operatori, in modo da far cessare quella situazione di privilegio per gli operatori esistenti che avevano provocato l’apertura di una procedura d’infrazione. A dissuadere nuovi operatori dal concorrere dall’asta – prosegue la lettera – c’è la circostanza che la pubblicità è controllata dai due ‘incumbent’ e che nessuna iniziativa è stata assunta per allentare tale dominanza». «Quella della maggiore liberalizzazione del sistema Tv è l’obiettivo che abbiamo perseguito, purtroppo in posizione minoritaria, all’interno dell’Agcom in questi anni, per evitare che le risorse trasmissive ed economiche, e le infrastrutture rimanessero concentrate nelle mani di pochi», concludono i commissari nella lettera. (MF-DJ)
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