Ed il via ufficiale ha anche una data: a partire dal 1 gennaio 2013 le frequenze da 800 Mhz passeranno definitivamente dal mondo della tv al mondo dei bit. A partire dal prossimo anno, insomma, le frequenze saranno libere ed utilizzabili, qualcosa che secondo le stime delle autorità europee potrà creare fino a 500 milioni di euro in opportunità e milioni di posti di lavoro.
E se non dovesse bastare, già entro il 2015 l’UE potrebbe ancora una volta intervenire: il Parlamento Europeo è pronto ad estendere il proprio supporto alla redistribuzione delle frequenze per fare in modo che il crescente traffico dati registrato possa trovare debita copertura senza la creazione di colli di bottiglia al mercato.
Gunnar Hökmark, relatore al Parlamento Europeo per l’accordo, plaude al successo conseguito ricordando come il Radio Spectrum Policy Programme sia la pietra angolare necessaria per la costruzione di un singolo mercato digitale europeo. Va ricordato come l’allocazione delle frequenze sia una responsabilità dei singoli stati membri, ma l’accordo firmato a livello europeo è fondamentale per armonizzare l’intervento delle singole realtà nazionali sul settore.
La Fnsi e le Assostampa regionali plaudono alle parole di Giorgia Meloni che apre all’equo…
Alla conferenza di fine, anzi ormai di inizio anno, Giorgia Meloni parla del suo rapporto…
L’Usigrai va a congresso e non perde occasione di punzecchiare governo, politica e i vertici…
Ieri pomeriggio un volo proveniente da Teheran ha riportato in Italia Cecilia Sala, la giornalista…
A proposito di libertà di stampa e nuovi padroni del vapore, sentite questa: il Washington…
Il passo indietro di Mark Zuckerberg dimostra che, in fondo, nemmeno i giganti del web…