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DAL 5 SETTEMBRE CON IL BEAUTY CONTEST RIPARTE IL RISIKO DEI CANALI TELEVISIVI

Non è un’asta. Non darà allo Stato dai 2,3 ai tre miliardi di euro. Eppure le frequenze sono “vicine” di quelle messe all’asta tra le compagnie telefoniche e non valgono certo di meno. L’accordo tra la commissione Ue e il Governo ha partorito il cosiddetto beauty contest: sei frequenze nazionali assegnate, in tre diversi lotti, a chi otterrà il miglior punteggio per ciascuna delle future sei reti digitali.
Il tutto senza introiti per la collettività.
L’obiettivo della Ue era quello di aumentare concorrenza e pluralismo nel sistema televisivo, favorendo nuovi ingressi nel settore. Per questo si assegneranno gratuitamente frequenze che valgono almeno 310 milioni ciascuna (i 350 della base per l’asta della banda larga rivisti per il numero dei Megahertz disponibili), cioè circa due miliardi.
In teoria, si può aggiungere che sono già state assegnate alle emittenti televisive, solo nella banda UHF, frequenze per oltre 13 miliardi di euro. La realtà del sistema televisivo italiano è però intessuta di anomalie e di disuguaglianze tra le tv nazionali e tra queste e le emittenti locali, tanto che strumenti non asimmetrici (aste comprese), secondo molti operatori, rischiano di metterli definitivamente fuori dal “mercato”.
Secondo la procedura si conoscerà il 5 settembre il nome dei partecipanti ai vari lotti. Le anomalie non mancano: non sono noti, innanzitutto, il nome dell’advisor e quelli della commissione che assegnerà i punteggi in base ai quali assegnare le frequenze; nè i criteri con i quali saranno nominati.
Le frequenze, poi, non sono equivalenti: le due migliori, che coprono l’intero territorio nazionale in esclusiva, i canali 58 e 55, sono state riservate al gruppo B, quello a cui possono partecipare Rai e Mediaset, grandi favorite. Dei tre canali del gruppo A, dove Rai e Mediaset non possono partecipare, uno è il 7 della banda VHF – dove trasmette la Radio della Slovenia – che ha una copertura della popolazione inferiore agli altri senza la possibilità di avere “cerotti”, cioè altre frequenze, in alcune zone. Un altro lotto è composto da tre diverse frequenze (24,28 e 59 UHF) e il terzo dal canale 25, non coordinato con la Francia, avendo in alternativa il canale 23 in alcune zone.
Le frequenze vengono regalate dallo Stato, ma dopo cinque anni dallo spegnimento del segnale analogico potranno essere vendute dagli assegnatari e anche prima se tali operazioni «intercorrano tra i soggetti aggiudicatari» del lotto A, ad eccezione di Sky, o aggiudicatari del lotto B privi di tre reti analogiche.
Chi parteciperà all’assegnazione? Ai nastri di partenza ci saranno Rai, Mediaset e Telecom Italia Media nel gruppo B (non è escluso che possa partecipare direttamente Telecom Italia) mentre nel gruppo A ci saranno Sky per un solo lotto – non per scelta propria – oltre, con ogni probabilità, a Prima Tv del gruppo di Tarak Ben Ammar, a Tivùltalia del gruppo Screen Service, ad Europa 7 e a H3G.
Non sono da escludere altre sorprese, anche se il Disciplinare favorisce chi già ha in gestione reti televisive ed esperienza nel settore e persino chi ha un maggior numero di impianti (4 punti su 100), senza pensare all’inquinamento elettromagnetico.
Andrebbe chiarito perché un operatore di rete europeo come TDF o Arqiva non possa avere punteggio, non avendo impianti e reti in Italia, anche se il testo del Disciplinare è ambiguo: non parla mai di Italia ma di reti nazionali.
Marco Mele (Il Sole 24 Ore)

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