Squadre di calcio e giornalisti già ai ferri corti. Da Nord a Sud, da Trieste a Taranto, il campionato di calcio è iniziato ma in Lega Pro è già polemica. I giornalisti si infuriano perché le società, specialmente quelle minori, hanno “imparato” a rifiutare gli accrediti. E lo farebbero ai danni di quelle testate poco compiacenti nei confronti delle dirigenze dei club. Come se quello di cronaca non fosse un diritto ma una graziosa concessione. Manco a dirlo, la polemica è servita.
A Taranto, in Puglia, l’Assostampa, in un nota sottoscritta anche dall’Ordine regionale della Puglia dei giornalisti, ha alzato la voce. I cronisti hanno denunciato che sabato scorso, la società avrebbe comunicato “attraverso una telefonata del responsabile dell’ufficio stampa, ai direttori responsabili delle testate giornalistiche “Corriereditaranto.it” e “MondoRossoBlu.it”, la mancata concessione degli accrediti richiesti per la gara di calcio Taranto –Catanzaro”. Ciò perché, secondo quanto denunciano associazione della Stampa e Ordine dei giornalisti di Puglia ”a motivazione del diniego sono stati addotti non meglio precisati articoli pubblicati su entrambe le testate che la società, evidentemente, non ha gradito. Anzi, sembrerebbe che a detta della società l’accredito fornito ai cronisti e fotoreporter sia una concessione elargita alle testate editoriali”.
L’Associazione della Stampa e l’Ordine dei giornalisti di Puglia hanno affermato di ritenere “gravissima la decisione assunta dal Taranto Fc 1927, perché lesiva del diritto di cronaca e del pluralismo dell’informazione che a Taranto come altrove devono essere sempre garantiti e tutelati”. E dunque: “L’accredito a tutti gli operatori dell’informazione non è una concessione, ma un dovere che le società di calcio hanno nei confronti dei tifosi e di tutti i cittadini i quali hanno diritto di essere adeguatamente informati. Invitiamo, pertanto, la società calcistica a ripristinare quanto prima le corrette relazioni con tutti i media e gli operatori dell’informazione locale”. Il calcio è un tema cruciale per i giornalisti e si rappresenta come un inquietante anticipazione di quanto potrebbe avvenire altrove.
Un caso simile s’era verificato a Trieste. Anzi, forse ancora più grave. Almeno stando a quanto scrive in una nota il presidente regionale dell’Ussi Friuli Venezia Giulia Umberto Sarcinelli. Che in una nota ha affermato: “Il gruppo regionale del Friuli-Venezia Giulia dell’Ussi “Marco Luchetta” stigmatizza con fermezza il comportamento dell’Us Triestina Calcio nei confronti dei media locali e quindi del territorio che rappresentano. Da tempo la nuova proprietà della gloriosa società alabardata attua un sistematico attacco ai giornalisti locali con minacce e insulti per il loro diritto dovere di informazione e critica senza alcuna giustificazione. L’Ussi ha anche segnalato tale comportamento in sede nazionale e alla Lega Pro”.
Ma che è successo a Trieste? Cosa accade ai giornalisti impegnati a raccontare il calcio? “Il gruppo Ussi FVG ha chiesto formalmente tempo fa, appoggiato da Assostampa e Odg, un incontro istituzionale con la proprietà per risolvere la spiacevole situazione. Alla mail non ha fatto seguito un incontro con i vertici societari ma un abile “dribbling”, per rimanere nel gergo calcistico, con delega della società direttamente al responsabile della comunicazione di farsi carico, semmai, di incontrare una delegazione USSI per un incontro conoscitivo. Incontro non ancora avvenuto in quanto si è scelto di rispettare il grande lavoro necessario nei giorni di presentazione della società e dell’avvio di campionato”.
Dunque l’accusa: “Le minacce e gli insulti nei confronti dei colleghi che si occupano di raccontare nel miglior modo possibile la Triestina, nel frattempo sono continuate e, se possibile, aggravate. Il decano dei giornalisti sportivi di Trieste, Guerrino Bernardis, al quale va la incondizionata solidarietà dell’Ussi FVG, nel corso di una conferenza stampa con il Direttore Generale della società, ha lamentato i rapporti conflittuali con il responsabile della comunicazione e l’impossibilità di effettuare interviste ai tesserati. Negazione, quest’ultima, legittima e al tempo stesso legittima la critica del collega che ha anzi stimolato con il suo intervento la società ad avvicinarsi al territorio anche con un rapporto corretto, ed educato, con i media”.