Elon Musk ha offerto 43 miliardi di dollari per acquisire Twitter che, però, continua a “lottare” contro il magnate di Tesla e SpaceX. La cifra, mostruosa, che Musk sarebbe disposto a spendere per acquisire la proprietà del social verrebbe rifiutata e l’offerta, che altrimenti sarebbe irrefutabile, sarà rispedita al mittente. Non è una questione economica ma politica, e i soggetti in campo appaiono pronti a tutto per vincere la guerra del Canarino Blu.
Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, l’offerta per Twitter avanzata nei giorni scorsi da Musk viaggerebbe verso un netto rifiuto. E, contestualmente, sarebbe vicino l’interessamento del fondo d’investimento Apollo Global Management. La cui solidità potrebbe sicuramente controbattere a quella dell’ex guru di Paypal. Inoltre non sarebbe il primo investimento nell’ambito digitale per il colosso finanziario dal momento che solo un anno fa Apollo ha acquistato per cinque miliardi di dollari Aol e Yahoo.
Per il New York Times, inoltre, nutrirebbe un interesse nella vicenda anche il fondo Thoma Bravo. Una battaglia aspra che Musk sta affrontando con il sorriso sulle labbra. Nei giorni scorsi ha twittato alcune parole tratte dalle canzoni di Elvis, “Love me tender”. Un calembour comprensibile al pubblico anglosassone giocato sull’accettazione della proposta inoltrata al consiglio d’amministrazione di Twitter. Che, però, non sarebbe interessato alla proposta di Musk.
In pochi giorni la “battaglia” s’è allargata sui media. E sono apparsi numerosi articoli che dall’America sono rimbalzati direttamente sulle colonne virtuali dei giornali digitali e non occidentali. L’interrogativo è questo: può l’uomo più ricco del mondo, da solo, controllare un social intero come Twitter? Gli si può, sostanzialmente, conferire il diritto di decidere chi è dentro e chi fuori dal dibattito pubblico?
Posta così, la risposta è ovvia. Ma allargato l’interrogativo a tutto il mondo di Big Tech verrebbe da chiedersi: è possibile lasciare che tutto il mondo digitale e la stragrande maggioranza del mercato web sia lasciato in mano a poche e ricchissime aziende (tra cui la stessa Twitter)? È possibile che siano queste a decidere, come accaduto con Trump, chi è dentro e chi fuori dal dibattito pubblico?
Dalla battaglia del Canarino Blu si aspettano nuovi assetti della digisfera. Intanto i fatti parlano chiaro. Musk, imprenditore che s’è fatto ricchissimo proprio col web, ha 43 miliardi di dollari da spendere per acquisire Twitter che è uno dei social più influenti degli Stati Uniti d’America, dunque del mondo. Le dimensioni del “conflitto” e la posta in gioco sono altissime.
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