Chi può dirsi immune all’attraente richiamo del business del web merchandising? A quanto pare neanche Anonymous, il collettivo mascherato del web.
Neanche il “re dei pirati”, infatti, sarebbe riuscito a resistere al canto ammaliatore degli affari in rete.
La notizia, annunciata dal gruppo stesso, darebbe addirittura per imminente l’arrivo di un sito di notizie indipendenti “griffato” Anonymous.
Un sito collocato al di fuori del circuito tradizionale dei media.
Fin qui il tutto rientra nello spirito indipendentista dei cyber attivisti.
Quello che più sorprende, però, è l’attivazione di un vero e proprio sistema di crowdfunding per le spese di gestione ed hosting del portale.
Grazie a questo sistema, e tramite le donazioni da parte degli utenti (già in uso), i ciber attivisti hanno già raccolto la bella cifra di 54.798 dollari.
In cambio, ai generosi benefattori saranno offerti i gadget del gruppo: t-shirt, felpe e tazze, tutti riportanti il logo di Anonymus, l’ometto mascherato con i baffetti.
Una logica commerciale che non fa una piega, ma che va a cozzare con quelli che sono i principi insurrezionali degli hacker più famosi del web che negli ultimi anni hanno messo ferro e fuoco i portali dei big della finanza e del commercio.
Il sospetto che quello che è nato come un movimento slegato da ogni scopo di lucro o sottomissione a terzi, stia sempre più somigliando ad una moda, si fa sempre più insistente.
A supportare questa tesi, sono le ultime notizie che rivelano la connessione esistente tra Anonymous e la Rubie’s Costume Company (una delle aziende più ricche della grande mela), la stessa società che produce le maschere scelte come icona del gruppo.
Ma, polemiche a parte, proviamo a capire come sarà organizzato il nuovo portale di Citizen Journalism, targato Anonymous.
Come riportato dal sito della Bbc, il sito metterà a disposizione dei suoi utenti feed per seguire gli eventi in diretta: lo scopo è quello di offrire un’informazione alternativa a quella promulgata dai principali media incentrata sugli affari politici piuttosto che sul gossip.
Ma c’è già qualcuno che mette in luce i limiti di tali obiettivi.
Il professor universitario Alan Woodward, esperto di cyber sicurezza in rete, ad esempio, riscontra: “una mancanza di attendibilità”, da parte “di un’organizzazione che definendosi anonima non può assicurare ai suoi utenti la veridicità delle notizie che diffonde”.
Riflessioni quelle espresse da Woodward, che sono comuni a molti e che delineano le falle di un movimento che si professa diverso ma finisce per cadere nelle ben note maglie del potere collegato alle strategie di guadagno studiate a tavolino.
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