L’Inpgi passa all’Inps. Il “matrimonio” è stato annunciato: la data è quella del primo luglio del prossimo anno. L’unione con l’Inps riguarderà l’Inpgi 1 mentre la “sezione 2” (che è in attivo…) rimarrà a sé stante. Le “pubblicazioni” sono all’interno del manovra che in queste ore è in discussione al consiglio dei ministri. Il provvedimento dovrebbe risolvere l’annosa questione che ormai da tempo toglie il sonno ai giornalisti italiani.
Secondo quanto emerge dalle agenzie di stampa, sono stati previsti anche i calcoli e i contributi per il nuovo regime. Nell’articolo di legge intitolato alle norme a garanzia delle prestazioni previdenziali a favore dei giornalisti, è previsto il nuovo iter. In pratica, gli importi fino al 30 giugno 2022 seguiranno i criteri Inpgi, basati sul sistema retributivo fino al 2017 e solo dopo quello contributivo. Da luglio in poi, gli importi seguiranno le regole Inps. Unica eccezione per i giornalisti che hanno versato i contributi, per la prima volta, ante-1996. Non verranno interessati dai massimali contributivi Inps per le pensioni superiori a 100mila euro.
Rimarrà all’Istituto nazionale per la previdenza dei giornalisti, invece, la gestione della cosiddetta Inpgi 2. La massa enorme e semi-informe di migliaia e migliaia di collaboratori, free lance e partite Iva. Lontani da un rapporto stabile con le testate, la sezione che si occupa della previdenza dei precari dell’informazione non ha problemi di cassa. Il che rappresenta una plastica fotografia dello stato dell’arte nel mondo lavorativo: pochi “garantiti” a fronte di una massa sempre crescente di precari.