Teheran, considerata la minaccia suprema da Tel Aviv, è stata colpita da un virus informatico finora sconosciuto, chiamato «W32.Flamer» (detto anche «Flame»), in grado di causare il più potente collasso informatico finora registrato.
Nel mirino il ministero del Petrolio iraniano, il punto di forza dell’ex impero di Persia, la cui economia, strangolata dalle sanzioni occidentali, boccheggia.
L’attacco informatico ha messo in ginocchio diversi server destinati a elaborare i dati sull’export. Ma oltre all’Iran, «Flame» si è diretto anche sulla Cisgiordania, il Libano e gli Emirati Arabi Uniti.
Nomi che messi in fila fanno ipotizzare un unico autore, un responsabile armato di ricerca tecnologica ai massimi livelli. Insomma, la firma digitale sembra essere quella di Israele.
Tuttavia gli specialisti che hanno individuato il virus, i ricercatori del laboratorio CrySys (Cryptography and system security) dell’Università di Budapest, non sono riusciti a identificarne la sorgente. Hanno assicurato, però, che si tratta di un’arma prodotta grazie a mesi di studio mirato e investimenti ingenti. E hanno concluso che solo un’agenzia governativa è in grado di mettere a punto un virus del genere: «È il malware più complesso che sia mai stato individuato», è stata la sentenza dei ricercatori.
Il virus non solo è capace di mandare su di giri server e infrastrutture digitali, ma contiene anche un sofisticato sistema di spionaggio. Colpisce la macchina, la infetta e nel frattempo ne registra i dati, per esempio le conversazioni su Skype. Ma ciò che è ancora più stupefacente è che «Flame» avrebbe lavorato indisturbato per cinque anni.
Secondo i ricercatori sarebbe questa la causa dei recenti blocchi ai sistemi informatici dell’industria petrolifera di Teheran.
Il ministero iraniano ha convocato un gabinetto di crisi e, per bloccare il contagio, è stato obbligato a scollegare dalla Rete sei dei suoi server. Sono seguite le rituali rassicurazioni. Ma secondo l’Iranian students news agency, agenzia di informazione di Teheran, sarebbero stati sottratti dati conservati negli hard disk del ministero.
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