CRISI VENDITE GIORNALI IN FRANCIA. SARKOZY, SOSTEGNO STATALE E CONCENTRAZIONI

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La diminuzione delle vendite della carta stampata e la riduzione della raccolta pubblicitaria preoccupano il Presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha convocato, ieri, gli “Stati generali della stampa”. La discussione si svolgerà attraverso quattro “poli”: uno per ciascun mezzo di informazione ( giornali, radio, televisione e internet), che dovranno, entro due mesi, produrre una serie di “raccomandazioni” sulle quali il governo baserà i suoi progetti di riforma del settore. Una discussione alla quale non sono stati invitati i sindacati che accusano il Presidente di demagogia.
Varando l’iniziativa, Nicolas Sarkozy ha sottolineato come gli aiuti pubblici alla stampa superano il miliardo di euro l’anno (pari al 10% del fatturato del settore), e che ai sussidi deve seguire il rispetto delle regole o lo scenario potrebbe cambiare: “La stampa deve essere redditizia, è il modo migliore di mantenersi indipendente”, ha ribadito il presidente, riconoscendo che i giornali “non potranno mai essere un prodotto paragonabile a tutti gli altri”. L’obbiettivo di Sarkozy è quello di aprire alle grandi concentrazioni: più testate e media all’interno di pochi gruppi editoriali. Ma questo significa modificare le norme sulle concentrazioni che, tra l’atro, in Francia sono già meno stringenti di quelle italiane.
In Francia la legge del 1° agosto 1986, n. 86 (come modificata dall’Ordonnance n. 2000-912 del 18 settembre 2000), all’art. 11, pone un limite di concentrazione per i quotidiani: è vietata l’acquisizione, il controllo o l’affitto di un quotidiano se tale operazione ha per effetto il consentire ad una persona fisica o giuridica o a un gruppo di persone di controllare una diffusione superiore al 30% del territorio. Per quanto riguarda le partecipazioni incrociate, la legge del 27 novembre del 1986, n. 86-1210 prevede, al fine di garantire il pluralismo, che due soggetti che controllano una o più testate quotidiane con una diffusione superiore al 20% di quella totale, non possono ottenere licenze radiotelevisive.
Analogo divieto sussiste sul piano regionale e locale. I soggetti che controllano più quotidiani nazionale e non, diffusi in una determinata area, non possono ottenere licenze radiotelevisive locali o regionali. Gli stessi soggetti, tuttavia, possono essere titolari di licenze relative ad emittenti nazionali.
Un allargamento di tali vincoli verrebbe accolto positivamente da molti “amici” del Presidente, tra i quali non mancano mogul delle comunicazioni e proprietari di varie testate, come Vincent Bolloré e Bernard Arnault.
Le proposte di Sarkozy sono state accolte positivamente dal ministro della Cultura e Comunicazione, Christine Albanel, che ha sottolineato come la Francia “possieda dei gruppi editoriali di media grandezza che vanno bene, ma non per questo ci si deve vietare di avere dei grandi gruppi internazionali della stampa” come quelli esistenti all’estero. Ma numerose sono anche le critiche che vengono dal proprietario di Le Figaro, Serge Dassault, (“Non chiediamo ulteriori sovvenzioni, che lo Stato non è in grado di dare, ma una riduzione dei costi di distribuzione e stampa; quanto alla concentrazione, le cose vanno bene come sono”) e dai sindacati. “Sarkozy afferma delle inesattezze, quando dice che in Francia non ci sono grandi gruppi: ci sono, e i suoi amici ne fanno parte”, ha dichiarato Dominique Candille della Snj-Cgt. Sulla concentrazione critica anche l’opposizione socialista, che avverte dei possibili rischi per il pluralismo dell’informazione.
Fabiana Cammarano

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