Repubblica ha finalmente trovato un compromesso per accompagnare alla porta 58 dei suoi giornalisti più anziani. Andranno in prepensionamento le firme che hanno 60 anni o più e quelle che ne compiranno 60 tra il prossimo marzo e il febbraio 2016. E se c’è qualcuno più giovane che volontariamente vuole smettere prima di lavorare potrà chiederlo, ma all’interno di una finestra temporale che va dal primo marzo al 31 ottobre 2014. Per accedervi basterà arrivare ai 58 o ai 59 anni di età entro il febbraio 2016 e aver versato i relativi contributi. Nessuno rischia la cassa integrazione, fuori dai casi previsti, e a fronte delle 58 uscite ci saranno 16 assunzioni. Mercoledì sera i redattori del quotidiano hanno approvato quest’accordo concordato con l’editore (il gruppo L’Espresso di Carlo De Benedetti) e in 334 hanno votato a favore, su 372 presenti in assemblea, ponendo fine a uno scontro interno che aveva visto la redazione spaccarsi in due fronti opposti. Da una parte, c’erano i giornalisti più anziani poco desiderosi di essere rottamati, dall’altra quelli più giovani (in alcuni casi precari) che scalpitavano. La spaccatura aveva assunto una connotazione anche geografica, oltre che generazionale, visto che i redattori della sede principale di Roma e alcuni membri dell’ufficio centrale si erano schierati a sostegno della vecchia guardia, più vicina al direttore Ezio Mauro, mentre le sedi locali (Milano soprattutto) erano al fianco dei giovani. Tanto più che i veterani avevano inizialmente proposto di sostituire i prepensionamenti con unregime di solidarietà che avrebbe portato alla riduzione degli stipendi di tutti. Ipotesi che i giornalisti in erba (e con retribuzione più basse) avevano prontamente rifiutato. Adesso il compromesso è stato trovato grazie al fatto che nessuno verrà toccato dalla cassa integrazione se non ha chiesto di andare in prepensionamento e per ogni 58enne o 59enne che vorrà ritirarsi ci sarà un 60enne che potrà rimanere in servizio, abbassando a scalare le 58 uscite programmate. In questo modo le firme storiche del quotidiano hanno più chance di rimanere alla loro scrivania. Poi, c’è sempre la possibilità di usufruire di incentivi all’esodo e quella di ottenere un contratto di collaborazione per rimanere legati alla testata. Sull’altro versante i giovani hanno evitato la solidarietà e ottenuto che qualsiasi altra dimissione si verifichi (nel caso per esempio un collega cambi giornale) ci sarà un’assunzione in aggiunta alle 16 già decise. A onor del vero, dalla parte dei giovani, ha giocato anche l’ultima Legge di Stabilitàche ha previsto di abbinare l’uso di ammortizzatori sociali nell’editoria a facilitazioni per il ricambio generazionale. Ironia della sorte l’accordo sui prepensionamenti è passato lo stesso giorno in cui il gruppo ha comunicato il bilancio 2013, chiuso con un utile in calo sui 3,7 milioni di euro (dai 21,8 milioni di fine 2012). Il gruppo di De Benedetti ha già sostenuto 16,8 milioni di euro in oneri di riorganizzazione e ridotto i costi totali del 9,6%, ma anche per il 2014 ha confermato la politica di contenimento delle spese. Dopo l’annuncio dei conti, il titolo del gruppo Espresso ha perso in Borsa fino al 6% per recuperare in chiusura sul -1,71 per cento. (Il Fatto quotidiano)