Cari Lettori, non c’è più tempo. La Gazzetta Del Mezzogiorno vive giorni drammatici per effetto di eventi che mettono in discussione l’esistenza stessa del giornale. La società editrice Edisud spa il 19 febbraio scorso ha rinunciato al concordato in bianco, procedura che le permetteva di evitare il fallimento. Il concordato si fondava su due presupposti: un piano di sanguinosi tagli al costo del lavoro giornalistico e poligrafico e la presenza di garanzie finanziarie per 14 milioni di euro. Queste ultime erano state promesse dalla Banca Popolare di Bari, ora non più in condizione di mantenere gli impegni dopo l’inchiesta giudiziaria sull’istituto di credito e il successivo commissariamento.
Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per difendere il giornale e non ci riferiamo solo al sacrificio economico della nostra retribuzione falcidiata. Ci siamo opposti in tutti i modi a scelte editoriali e manageriali che si sono rivelate inutili e in alcuni casi dannose, esattamente come avevamo pronosticato. Scelte compiute in una inquietante continuità con la gestione già platealmente dissennata del periodo precedente al sequestro-confisca operato dal Tribunale di Catania il 24 settembre 2018. A Catania è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa Mario Ciancio Sanfilippo, proprietario del pacchetto di maggioranza della Edisud. In nessun modo la “Gazzetta” è coinvolta nel merito dell’inchiesta siciliana, della quale subiamo solo le conseguenze economiche e gestionali.
Questa vicenda ha tanti protagonisti. Gli ultimi sono Angelo Bonomo, Luciano Modica, Fabrizio Colella, Claudio Sonzogno, Valter Mainetti. Ma anche Franco Capparelli. E pure il gruppo editoriale che fa capo al presidente della Fieg, Riffeser. E adesso Giampaolo Angelucci. Proviamo a presentarveli uno alla volta.
Angelo Bonomo e Luciano Modica sono i commissari siciliani nominati dal Tribunale di Catania a gestire la “Gazzetta”. Lo hanno fatto per i primi sei mesi del loro incarico in accordo con Franco Capparelli, già direttore generale nominato da Ciancio Sanfilippo fin dal 2012. La loro ricetta per risolvere i problemi economici del giornale era di dimezzare in modo lineare gli stipendi dei lavoratori. Proposta alla quale ci siamo opposti.
A fatica abbiamo ottenuto dalle autorità giudiziarie di Catania la sostituzione di Capparelli: alla sua gestione dobbiamo consulenze tanto costose quanto ininfluenti e altre decisioni di analogo tenore. Ora nel cda dell’Edisud siedono, con Bonomo, il commercialista barese Fabrizio Colella e Claudio Sonzogno in rappresentanza, quest’ultimo, del socio di minoranza Valter Mainetti. E proprio Mainetti, uomo d’affari impegnato nel settore immobiliare, era pronto a prendere il controllo della Edisud una volta andato a buon fine il concordato, ritirato invece solo una settimana fa.
Che cosa succede adesso? Mainetti, informalmente, si è impegnato a garantire con un milione di euro la gestione ordinaria per le prossime settimane, con l’obiettivo di ripresentare il concordato in tempi stretti. Confindustria Puglia e Confindustria Basilicata si sono impegnate nel rispondere all’appello di formare una cordata di imprenditori locali che offra le famose garanzie per 14 milioni di euro venute meno con il commissariamento della Banca Popolare di Bari.
Ma c’è un altro fronte e lo ha aperto Giampaolo Angelucci, imprenditore nazionale del settore sanitario ed editore di Libero, de Il Tempo e di alcuni quotidiani locali tra Umbria, Lazio e Abruzzo. Angelucci aveva già presentato nel gennaio del 2019 una offerta di acquisto di ramo di azienda: si proponeva per rilevare la testata in cambio di 12 milioni di euro e dell’assorbimento di quasi tutta la forza lavoro del giornale. La sua offerta – alla quale il Tribunale di Catania non diede seguito – è stata ripresentata il 17 febbraio 2020 ma con condizioni mutate in peggio: con 5 milioni di euro propone di acquistare la testata, il sito internet e l’archivio storico per editare la “Gazzetta” con 30 giornalisti (a fronte degli attuali 74 in due regioni) e 4 poligrafici. Un’offerta migliorabile a fronte di un piano editoriale condiviso con la redazione, ha reso noto lo stesso Angelucci, informalmente, nel corso di un incontro.
La sua proposta (formalmente avanzata dalla società Tosinvest) è ora sul tavolo di Colella, Bonomo e Modica. Evidentemente in concorrenza con i propositi di Mainetti (formalmente rappresentati dalla società Denver). E non sappiamo se nei prossimi giorni possano manifestarsi ulteriori cordate non necessariamente a sostegno del salvataggio della Edisud, bensì finalizzate all’acquisizione della sola testata e dei beni necessari alla pubblicazione di un giornale con 133 anni di storia.
In questa narrazione vi abbiamo parlato di scelte manageriali inutili e dannose. L’elenco è lungo e doloroso e parte dai primi anni Duemila, con l’insensato investimento di 11 milioni di euro per una rotativa acquistata in anni in cui i centri stampa venivano chiusi in tutta Italia: doveva servire per stampare anche altri prodotti commerciali, nessun manager della Edisud negli ultimi 20 anni è riuscito in questa impresa. In compenso non sono mancate le generose consulenze, alcune ancora in corso, a dispetto dei sacrifici chiesti a quasi tutti i lavoratori del giornale. Quasi. Perché per qualcuno dei quadri amministrativi lo stipendio è rimasto, inspiegabilmente, praticamente intatto. Magari sull’esempio del consiglio di amministrazione di Edisud che il 19 luglio 2019 contestualmente all’avvio delle procedure di concordato deliberava anche compensi per se stesso (protagonisti Bonomo e Modica) per 180mila euro.
Inutile e dannoso è stato chiudere le redazioni di Brindisi, Matera e da ultimo Barletta. Inspiegabile è stato lasciare la sede di proprietà di viale Scipione l’Africano a Bari e spendere 200mila euro l’anno per l’affitto di due piani in piazza Moro, continuando naturalmente a pagare le spese fisse del palazzo abbandonato. Scelte che nessun buon padre di famiglia farebbe, altro che manager. E anche questo è accaduto durante la gestione Capparelli. Autolesionista è stato accorpare le edizioni: pubblicare le pagine di Foggia e Barletta come di Taranto, Brindisi e Lecce in fascicoli promiscui, ha disorientato lettori e inserzionisti. Per questa scelta, la redazione – anche in disaccordo con il direttore Giuseppe De Tomaso – si è fermamente, quanto vanamente, opposta.
Nella nostra vicenda, nonostante tutto, non è mai uscito di scena neppure Franco Capparelli, tuttora alla guida della società Mediterranea, incaricata della raccolta pubblicitaria ma praticamente inoperosa da due mesi in attesa di un passaggio di mano con la concessionaria di proprietà del presidente della Federazione editori, Andrea Riffeser Monti.
Ci fermiamo qui. Ma prendiamo l’impegno con voi Lettori di tenervi aggiornati su una vicenda che mantiene ancora profili di opacità e che mette a serio rischio la sopravvivenza del giornale. Ci aspettiamo che chi – a Catania, a Bari ma anche a Roma – ha la responsabilità di un bene collettivo come la “Gazzetta”, prenda finalmente decisioni costruttive per scongiurare il peggio. Non è più tempo di tattiche sterili. Ribadiamo la nostra ferma volontà a difendere il vostro e nostro giornale con tutti gli strumenti legali e sindacali a nostra disposizione.
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