Il Parlamento ha dato l’ok ad un nuovo credito d’imposta nel settore dell’editoria. La misura è contenuta nella manovra correttiva dell’anno 2017. Le imprese o i professionisti che aumenteranno i loro investimenti pubblicitari nella stampa quotidiana o periodica e nelle radio e tv locali potranno godere di un credito di imposta nel 2018. L’aumento deve essere pari o superiore all’1% rispetto all’anno precedente. Il credito d’imposta è pari al 75%, e aumenta al 90% in caso di microimprese, start-up e PMI. La microimpresa è tale quando ha meno di 10 dipendenti o un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro. Una piccola impresa ha meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 10 milioni di euro. Infine una media impresa ha meno di 250 dipendenti e fattura meno di 43 milioni di euro. E’ ammessa per i professionisti, come chiarito dalla recenti liberalizzazioni, la pubblicità informativa relativa a: attività delle professioni regolamentate; specializzazione e titoli posseduti attinenti alla professione; struttura dello studio professionale; i compensi richiesti per le prestazioni; i chiarimenti necessari sull’Uspi. Le maggiori polemiche sulla norma riguardano la presunta esclusione delle testate online, che non vengono esplicitamente nominate come destinatarie del credito. L’Uspi ha espresso le sue perplessità in una lettera indirizzata al ministro Luca Lotti, nella quale viene ribadita l’importanza delle testate online nell’ambito del pluralismo informativo. Inoltre viene citato il bisogno delle testate locali di aumentare la propria dimensione economica per migliorare la qualità dell’informazione. Le risorse per il finanziamento del credito d’imposta saranno stabilite annualmente con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri e poste a carico del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione. E’ previsto un tetto massimo di spesa, da stabilire anch’esso annualmente con Dpcm.
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