Nel 2014 i giornali hanno perso l’11,7% delle copie cartacee (è di 3.211.805 la media giornaliera di vendita), solo parzialmente compensata dal vertiginoso aumento (+57%) delle copie digitali che hanno raggiunto le 470.904: il saldo totale, infatti, è negativo, del 6,5%. È uno dei dati contenuti dal rapporto sull’industria dei quotidiani in Italia, presentato da Asig (l’associazione degli stampatori di giornali) alla conferenza Wan-Ifra Italia, in corso a Bologna. Dati ancora più preoccupanti, tuttavia, arrivano dal mercato pubblicitario. Nel 2014, in Italia, c’è stata una contrazione complessiva del 2,5%, ma il calo, per quanto riguarda i quotidiani, è stato molto più vistoso (-9,7%). Le inserzioni, per i 123 quotidiani italiani censiti, pubblicati da 85 società editrici, vale 810 milioni (valeva 1,8 miliardi nel 2008). In sei anni i quotidiani hanno perso un miliardo di pubblicità. Un calo che ha ampliato il gap con la televisione. Se nel 2008 i quotidiani detenevano una quota di mercato del 18% oggi sono scesi al 13%. Nel frattempo la televisione, che pure ha subito un calo in termini assoluti, è passata dal 48 al 56%. Da questo trend discende anche l’ampliamento della differenza fra i ricavi delle vendite e quelle della pubblicità nei quotidiani italiani: se nel 2008, sostanzialmente, si equivalevano (il 51,1% dei ricavi derivava dalle vendite e il 48,9% dalla pubblicità), nel 2014 le entrate pubblicitarie si sono ridotte al 38,5% contro il 61,5% delle vendite. Il calo dei ricavi si è riversato anche sull’occupazione: l’Asig ha analizzato l’andamento degli occupati fra i poligrafici dei quotidiani, ovvero il personale non giornalistico occupato dalle aziende editoriali. Alla fine del 2014 erano 4.105, ben 541 in meno rispetto all’anno precedente. I pensionati poligrafici sono 15.648.
fonte: www.francoabruzzo.it
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