Crisi editoria. Viaggio nella Lex Google d’Oltralpe. Per non commettere gli stessi errori…

In Belgio la prima diatriba tra gli editori e Google risale addirittura al 2006, quando “Copriesse”, un rappresentante degli editori belgi cita il colosso statunitense per aver violato il copyright sul suo servizio di Google News. Condannata in appello nel 2011, Google ha finalmente intavolato la trattativa di risarcimento, ma solo dopo 6 anni dal fatto. La cosa è passata inosservata fino a quando verso la fine 2012 gli editori belgi si sono ripresentati da Google chiedendo nuovamente di saldare il conto. Questa volta Google ha accettato di sedersi al tavolo delle trattative, dove sembrerebbe che gli editori belgi si siano presentato in gran numero, inclusi quelli in lingua francofone. Non poteva mancare il sindacato dei giornalisti, che, benché meno forte di quello nostrano, è riuscito a strappare a Google una parte di percentuale spettante agli editori. Negli ambienti si vocifera che  questo accordo prevede che Google indennizzi gli editori per una cifra che oscilla tra il 2% e il 3% del loro fatturato. Peccato che gli editori belgi non siano riusciti a “spillare”un accordo di durata pluriennale, ma soltanto annuale.

In Francia invece gli editori si sono mossi in pompa magna, e, spalleggiati dal Governo, hanno mostrato le unghie al collo di Google. La questione, a differenza di quanto accaduto in Belgio, non è stata incentrata sulla violazione dei diritti d’autore ma sulla motivazione che il gigante del web abbia gonfiato i propri ricavi pubblicitari sfruttando (attraverso Google News), i titoli delle notizie degli editori francesi. C’era, insomma, abbastanza spazio per richiedere un indennizzo. E così è stato. L’accordo raggiunto riguarda principalmente i costi sostenuti dagli editori […] ma anche di partnership commerciali con la stessa Google. Ed è qui che inizia il capolavoro economico di Big G.
In particolare, questa alleanza assume diverse forme: Google acquista spazi pubblicitari in titoli di stampa per promuovere i loro prodotti, aiutandoli a ottimizzare i loro ricavi pubblicitari attraverso Adsense e AdExchange o per essere più facilmente accessibile sul cellulare. Ma tutto ciò non è bastato. Il Governo francese ha sbattuto i pugni sul tavolo ed è riuscito a piegare il colosso staturitense.  L’accordo prevede che in cambio dell’utilizzo da parte del motore di ricerca degli articoli dei mezzi d’informazione, Google finanzierà con 60 milioni un fondo destinato a sostenere lo sviluppo dell’informazione online, in sostanza la transizione dalla carta al web.

In Italia, il Sottosegretario con delega per l’editoria Legnini ha più volte auspicato un accordo con Google ma la situazione è molto più complessa di quella d’oltralpe. La SuperFieg, reclamerebbe subito a sé tutto ciò che eventualmente Google dovesse concedere, mentre poco o nulla rimarrebbe per le piccole testate locali, onlus e cooperative. Prima che gli editori inizieranno a scannarsi sarebbe meglio che il buon Legnini pensasse a quale potrebbe essere la soluzione ideale. Si potrebbe pensare di creare delle apposite licenze web per gli editori che indicizzano i propri contenuti sul web e destinare ad ognuno di loro una piccola fetta di torta, a secondo di quanto i contenuti siano o meno utilizzati da Google. Insomma non costa nulla lanciare un sasso nello stagno. Magari Legnini ci proverà, e chissà se non potrebbe essere una buona idea per risollevare l’editoria nostrana…

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